LA CINA E' VICINA, IL TIBET E' LONTANO.
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31 March, 2011 - 16:01
Il trhead omonimo, aperto nel 2004, è consultabile a questo link:
http://forum.radicali.it/content/la-cina-e-vicina
"La Repubblica", GIOVEDÌ, 31 MARZO 2011
Pagina 40 - Esteri Da maggio fumo vietato nei luoghi pubblici La sfida è epocale: finora falliti tutti i tentativi L´ultima sigaretta. La Cina si ribella al divieto di fumo Togliere la cicca a un cinese è come privare un russo del suo bicchiere di vodka GIAMPAOLO VISETTIPECHINODal nostro corrispondente
È la guerra più incerta della sua storia, ma anche la Cina tenta di spegnere l´ultima sigaretta. Dal primo maggio 300 milioni di fumatori non potranno più aspirare nei luoghi pubblici. Se il divieto sarà fatto rispettare, l´aria della nazione più inquinata del mondo risulterà un po´ meno irrespirabile. L´annunciato «no smoking» arriva però in ritardo e parte tra mille difficoltà.
Pechino ha sottoscritto la convenzione antifumo cinque anni fa e si era impegnata a renderla operativa dal 9 gennaio scorso. Vizio e business si sono rivelati resistenti ad ogni minaccia e l´onnipotente partito comunista ha dovuto infine arrendersi: norme generali sulla limitazione del tabacco e pene per i trasgressori non sono state approvate, rinviato lo stop. In Cina i cultori della sigaretta rappresentano il 36 per cento di quelli viventi sulla terra. Il monopolio di Stato produce ogni anno il 7 per cento delle entrate fiscali del Paese. L´Organizzazione mondiale della sanità ha calcolato che 1,2 milioni di cinesi muoiono annualmente per malattie correlate al fumo. Entro il 2030 la cifra esploderà a 3,5 milioni all´anno: 70 milioni di cinesi vittime in vent´anni.
Per il sistema sanitario il costo dei maniaci della tirata ormai è proibitivo. Togliere la cicca a un cinese è però come levare il bicchiere della vodka ad un russo: si rischia una rivolta di massa, o una robusta alzata di spalle collettiva. Di qui cautele, eccezioni e una inedita tolleranza della polizia. Un´indagine ha rivelato che la metà dei medici cinesi e i due terzi dei funzionari consuma due pacchetti di sigarette al giorno. Il divieto riguarderà dunque parchi, alberghi, ristoranti, negozi, sale da tè, teatri, musei e mezzi pubblici. Non varrà invece in uffici e fabbriche, nei palazzi dell´amministrazione e nelle università. I distributori automatici spariranno dalle strade, ma il rischio-naufragio resta alto.
All´inizio gli agenti potranno invitare i trasgressori a spegnere la sigaretta, ma non multarli. «Nessuno avrà paura di farsi una cicca dove e quando gli pare - dice Jiang Huan, direttore dell´Ufficio nazionale per il controllo del tabacco - : prima di vedere risultati potrebbero passare decenni». L´unica cosa certa è che i luoghi aperti al pubblico dovranno esporre i cartelli di divieto e offrire aree riservate ai fumatori.
I precedenti non sono incoraggianti. Prima delle Olimpiadi, Pechino tentò invano di adottare le restrizioni internazionali. Shanghai, alla vigilia dell´Expo, annunciò che nessuno avrebbe più fumato in pubblico. Risultato: milioni di fumatori si sono fatti beffe dell´annuncio e continuano a tirare anche davanti ai cartelli plurilingue. In tre mesi è stata multata una sola persona, cinque in un anno. Dodici i locali minacciati da una sanzione. Una goccia nell´oceano. Le autorità, per non perdere la faccia, sono corse ai ripari. In Cina già oggi non si fuma più: ma solo nei film e alla tivù, purché di partito.