Azione politica per una libera scelta
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Per una Libera Scelta
Il testo è preso da uno dei libri che sto scrivendo.
Non definitivo, la terza versione con le aggiunte forse immessa nel forum successivamente.
L’ispirazione dal film “Spartacus” di Stanley Kubrick.
Da un suo momento verso il finale, soprattutto.
Noi tutti come fossimo dei sudditi di un tiranno che non si fa mai vedere.
Tanti di noi a fare quel che vogliamo o riteniamo giusto, noi con le nostre libere scelte.
Il malato terminale, quello che soffre e cosa può lenire il suo dolore, invece, come fosse uno schiavo? Lui non avendo più la possibilità di scegliere. In attesa del bacio della morte e affidato al destino.
Spartaco a battersi non solo per la libera scelta, ma anche per altre questioni (in quanto questo gli ridarebbe la vita, un senso, pur non potendo eliminare il dolore).
Il malato terminale o lo SLA ( se in stato avanzato), loro essendo nelle condizioni che si possono anche definire di schiavitù, loro solo, uno o più di uno, a rotazione o chi si sente bene, loro solo possono essere il comandante.
Naturalmente con la collaborazione adeguata di militanti o amici.
Se nessuno di costoro è disponibile a recitare la parte, ovviamente non si potrà fare.
Questo perché il malato terminale o lo SLA, sia pure dal loro letto di agonia o immobilizzato per sempre, simbolicamente sarà lì per dire: io ci sono e Dio dov’è?
Il malato terminale, sofferente e stremato, a combattere la sua lotta quando Dio si esime e delega?
Se Dio esiste, perché poi esiste Dio?
Tutto si gioca sui simboli e sulle emozioni, per l’autore anche cinematografiche.
Come precisato in una nota in fondo al testo, qui si allude al diritto di Libera Scelta sul come concludere la propria vita, ma in un altro testo (presente in un altro messaggio immesso poco fa) più che alla morte si pensa alla vita (una associazione per SLA ed affini).
Per chi aderisse a questo testo, per qualcuno... forse neanche più il pensiero alla morte, in quanto combattente per qualcosa e quindi di nuovo vivo e vitale dentro, come succede anche per i sani o normali (discorso che non si può fare per chi soffre ogni volta che mangia qualcosa o simile, il vivere come una tortura, valido più per lo SLA).
Dovrebbe fare una certa impressione il malato che si batte contro Dio ed i suoi luogotenenti.
Il malato nella parte di Spartaco il comandante.
Il testo più che contro Dio è contro chi lo vuole tiranno.
Tanti, immagino, come, più che tiranno, Dio lo vorrebbe come amico o compagno di strada.
Da pari a pari, da persona e non da suddito.
Io dovrei partecipare ad una riunione di Veneto radicale (a Treviso) verso i primi di giugno.
Per proporre questo testo, per vedere se si può farne qualcosa.
Quando scrivo la mia autostima va a mille e più, quando si tratta di parlare... rasenta lo zero.
Ragione per cui io non parlo mai, scrivendo tantissimo quale alternativa.
Dovendo parlare, stavolta, alla riunione, sarei grato a chi mi segnalasse punti deboli o particolari convincenti, se la ritiene una buona idea o esagerata, fattibile o improbabile, per sapere cosa ho scritto prima di dover parlare.
Il testo e l’idea quale possibile azione politica, ma potrebbe essere praticabile quale azione legale?
Se non altro per impegnare l’altra parte o farne discutere?
Vi saluto, rimandandovi alla terza versione.
Se Spartaco è il tuo nome – Sinfonia per una Libera Scelta
Se Spartaco è il simbolo che consegni al tuo cimento...
Se Spartaco è l’onere che affidi alla tua umana condizione...
Il cavillo dell’anima che poni in braccio alla tua vita...
La lettura della tua ferita interiore e suo dolore a tutte le ore?
Se Spartaco è il tuo nome, in Spartaco l’uomo alza la testa e che vede: se stesso solo e disperato, il genere umano nella sua cosmica solitudine e non un Dio che bussi al tuo cuore ad offrire veramente conforto all’afflitto, non la guida, non l compagno di strada e non l’amico?
Da agnostico si scrive e dunque ignorando se Dio...
Ammettendolo pure possibile e tuttavia scettico?
Che si vorrebbe Dio almeno confermasse, oggi, in aula di tribunale, se non parlamentare, il suo dettato di patto con l’uomo.
Lui in persona! e non chi in delega, in sua vece, deleghe peraltro non firmate e dall’autore considerate non autenticate, la firma o un documento che certifichi ed ammonisca pure in un qualsiasi ufficio di natura legale della disperata umana ragione.
E penso! e sempre è che penso ancora che...
A chi si dibatte, nell’anticamera della morte, tra dolori al limite e la disperazione contro ogni possibile stipite?
Senza il conforto d’un Dio più presente che coraggio gli infonda (non tutti possono avere questa fortuna e, per alcuni, una disgrazia?) e nel tempo che gli rimane... vivere e sopravvivere, ma come? In quali condizioni? A quali condizioni e per quanti giorni ancora e come?
Non il conforto d’un Dio vile e latitante, ma il dolore che non si può zittire, placare e la disperazione sola che... che dire a Dio o a chi per lui?
Chi la Fede e la sopportazione ad onta di ogni dolore e chi Fede non ha o non a sufficienza?
Una sinfonia si scrive per chi fisicamente soffre in uno stato riconducibile ed affine a torture d’antica memoria (che durano ancora, altrove, tra le dittature, come pure sopravvivono, nonostante tutto, nelle democrazie, negli ospedali per esempio?)
Perché non è solo in un carcere di durissima detenzione che...
Non solo in un carcere e pure senza che l’uomo abbia fatto niente di male se non l’andare incontro alla fine della sua vita, in quali condizioni? E quale il suo diritto, in base a quale legge scritta e documentata, a quale legge ad obbedire il carceriere di volta a che tale stato di costrizione perseveri nella sua indomita cocciutaggine di fronte a grida di pietà, d’aiuto e di comprensione?
Sinfonia si scrive anche per chi soffre interiormente, gli SLA a precisare, SLA ed affini, che se soffri dentro, soffri! ma il vento gira e la vita torna a sorridere, difficile per gli SLA ed affini?
Si vorrebbe una Libertà di Scelta per quei momenti, comunque considerando che la vita gira.
Tuttavia, il malato terminale cui la vita più non potrà girare e nemmeno il dolore ed il suo assillo, alcuni... ad ogni pasto necessario, tra sollievo della ristorazione o crescente dolore che, dolore vero ed esponenziale mentale nella imposizione, dolore che sempre più...
Sempre più.
O tu, cuore cittadino che ti senti consumato dentro, forse torturato da chi ti vuole vivo ad ogni costo, quale il costo del sentire nella tua atroce sofferenza? Precisando: che tu ti senti e l’altro solo la può vedere, intuire... ma non sentire dentro la voce della tua agonia?
Possibile una denuncia ed azione penale per le torture a te inflitte da un Dio latitante e, nei termini, irresponsabile, un Dio che nemmeno si degna di venirti a trovare onde motivare il senso del tuo patimento?
Può essere un Dio, un qualsiasi dio degno di tale definizione, sì... come? Come nei termini di una viltà senza limiti e senza confini o vile lo è solo chi agisce in suo nome, su supposizione, perché che cosa ne pensi Dio...
E lo vorresti a te innanzi quel Dio, a te a dire il perché del tuo dolore?
Denuncia che, essendo il Suo Essere Latitante, a considerare ed a prendersela va, legittimamente, con chi si muove in sua presenta, presuntuosa e pretesa delega, su te ed altri sì infierendo?
Aule parlamentari, pulpiti, canali televisivi e frequenze radio o le voci concitate nei bar della vita?
Oh quale fantasia Legale che, incazzata, vaneggia e sogna e che solo un avvocato potrebbe dire se praticabile e manovrabile sullo spartito più ampio della legge tra gli uomini?
Se non possibile l’azione legale, sia politica l’azione, allora?
E se corale, in unità d’intenti sofferenti...
Di chi non ha o non lo sente Dio, al suo fianco, a tenere la propria mano nella sua, ad infondergli coraggio e tenacia e, non avendo Dio, se la deve combattere contro il Male, contro l’uomo in altrui nome e pure contro quel Dio, vile e latitante?
Se Spartaco è la voce della tua rabbia che è meglio non vada in furore e rancore, per sfociare poi nell’odio, da rabbia è meglio che qui, nei termini e nei sensi, esploda e si dica per quello che è: un inno alla tua dolente umanità e grido di sommossa e rivolta interiore contro chi elude la tua disperazione.
Se Spartaco è il nome del Bambino che è in te e che disdegna o le soffre le pavide caramelle (anche se non sempre insulse, ma insufficienti a coprire l’umano dolore), anelando una Diretta Carezza o presenza e Diretto Amore da un padre assente, il Bambino in te, fattosi adulto d’improvviso, a dire: metteteveli nel culo questi che suonano come schiaffi al mio cuore bisognoso, io voglio, io anelo, io cerco, io spero nelle Vere Parole d’Amore! senza intermediari.
Legale se possibile, comunque politica e di corale mozione la Spartacus Action fatta persona?
Azione che se non va a segno, in meta ne l’altrui cuore, almeno a colpire, nel dire del proprio disperato dire, com’è la situazione dentro, là dove gli altri non sanno, non possono e, a volte/ spesso, non vogliono proprio scendere?
A valere per chi soffre ai confini della tortura e, soggettivamente in ognuno, forse ben oltre detti limiti?
Considerando pure ancora gli SLA, che la vita gira, ma per alcuni come lo sperare e come il perseverare in tale sempre più disperata attesa, spesso tra difficoltà ed ostacoli che non offrono appigli al senso della vita, della sua dignità e l’irriducibile istinto a vivere che sì, ma nelle condizioni in cui sei, solo a volte, tra difficoltà economiche e di gestione del proprio male... pure contro quel Dio?
Che ti offrono la Parola di Dio e, per contrasto con la vile realtà, ti senti ancor più avvilito nella tua umanità, percosso ulteriormente dentro, ammazzato con argomentazioni che ti vogliono vivo e contribuiscono a buttarti sempre giù... senza nemmeno concederti il pietoso colpo di grazia?
Allora, sì lo vorresti Dio, a te davanti, per prenderlo a cazzotti e tu a prenderle pure e tante, purché sia il farlo e come vada... un modo come un altro per comunicare? Per dirgli quel che pensi delle sue pretese che suonano come offese nella realtà del Bel Paese e del tuo dolore che non sai come lenire, tacitare, placare, mettergli la grande museruola del cazzo!
Se Spartaco è il tuo indossato nome a dichiarare la misura, l’enormità e tutto il sopruso nei confronti della tua sofferenza...
Quale che sia la tua sensazione di condizione intima di schiavo, Spartaco sia il tuo sinonimo nell’alzare la testa e gridare il tuo vero, dignitoso ed umano cuore in tutto il suo dolore che... lo sniderai il cazzuto?
A dire il dire del proprio dire come dentro, nel cimento del tormento senza più un senso?
La tortura a te inflitta col sorriso d’amore sulle labbra dell’altrui cuore e che più feroce suona proprio perché?
Lo indurrai a mostrare i coglioni di persona e non per interposta? A te a dirsi e personalmente...
Quanto sarai d’attesa tra Speranza e Disperanza che il tuo cuore è sotto tortura e in condizione di schiavitù, ipotizzabile ed argomentabile, se non convincente per chi vive più o meno normale e in salute, disponendo tuttora della sua Libertà di Scelta nella più generale offerta delle opzioni possibile ad umana anima in altre condizioni, intime o non intime?
Spartacus Action a dire, più o meno con precisione, come tu dentro nel cimento contro (perché è contro, ma vorrebbe essere di comunicazione) con quel Dio che onnipresente si vuole e, la tua sensazione, come non avesse nemmeno il coraggio o la decenza di venire a guardare il dolore del tuo cuore e dirtelo in faccia il suo dettato, vile e latitante? la precisa e decisa accusa.
Dimmi, Dio non è sollievo, vero?
Non per te, almeno, Dio è fardello e di peso tanto quanto il carico del Suo Altisonante Nome.
Che Dio manda le segretarie, il suo braccio destro, i luogotenenti sul campo, se non utilizza i suoi confidenti a fare il lavoro sporco? E se tu lo sentissi Dio, a te dentro... tu pure in suo nome, ad agire, parlare, seminare in sua vece ed infierire contro altri che... come forse pure l’autore, se sentisse?
Noi che tuttavia come soli siamo nella notte del nostro cuore e Dio non ci tende la sua mano?
Noi che vorremmo proposte e non solo le imposte supposte che non curano un cazzo e neanche linimento e che irritano solamente per l’arroganza della tirannide imposizione, muovendo l’uomo dentro tra rabbia e dolore, incomprensione, ottusità forse? il travaglio comunque ed in alcuni l’odio?
E chi, malato terminale, come fosse in schiavitù, lui non avendo più alcuna possibile Libera Scelta a disposizione del suo cuore?
Spartaco è il senso del genere umano che alza la testa e non muore se ad una sua parte la tagliano la testa o lo crocifiggono su di una croce o in cima ad ogni voce.
Ehi, c’è uno Spartaco indomito nel tuo cuore?
Spartaco, definizione calzante, di qualche presa ferrea e d’azzeccato intuire se a cogliere va il malato terminale che si dibatte in prolungata agonia e che se urla il suo dolore e lo sfoga, così solo trovando brevissimo linimento per il suo atroce e lungo lunghissimo momento, Spartaco l’urlo interiore de l’umano angariato da un Dio o da chi in sua vece, come ne fosse lo schiavo?
Che si vorrebbe Dio sì, presente ed a mostrare i coglioni, e non pallide specie in sua insostituibile vece.
Riduzione in schiavitù, per chi privato della umana dignità di fronte alla morte, nel culo i richiesti diritti e pure il buonsenso, in nome di una proprietà assoluta e dispotica che grida vendetta e ansie ed angosce e parole di liberazione o di una qualsiasi rapida morte di fronte... alla verità del dolore e della morte e pure di fronte ad ogni Dio.
Vile e latitante! che lo si vorrebbe pure prendere a cazzotti! un modo come un altro per finalmente disperatamente comunicare?
Condizione umana, ultimo vascello conosciuto: l’uomo è in tumulto e vuole rompere le fila, serrandole nel suo animo invece, a battersi nella lotta per la vita delle proprie idee, quali che siano le sue idee, ma idee! anche se per altre eminenze idee invereconde, disdicevoli, da eludere o da nascondere e forse idee proibite?
Il fare a cazzotti che sì sarebbe sfogo più sfogo dell’imprecare vanamente tra l’armoniosa bestemmia ed il canto dolente addentro la notte dell’umanità.
Spartacus Action, a che l’umano la alzi la testa (e la voce) puntandola al cuore di Dio, a parlargli, a tentare di dialogare con il Boss in persona e non con chi parla, trama, sparla e s’indigna in sua vece e se Spartaco diverrà più cattivo e feroce e crudele, come può accadere nel perdurante suo tanto silenzio d’un padre che, in quanto padre, la mancanza più si sente, si spera in senso, cuore e misura sempre e non contro quel Dio, solo avversi e tanto al silenzio del padre.
Tu, malato terminale o sofferente di dolore dentro che più non riesci a contenere, tu sei l’Eletto Spartaco e la sorte nel tuo cuore ha posto l’onore e l’onere del possibile comando.
Tu il comandante poiché la nostra condizione di schiavitù, noi più o meno normali ancora, la nostra condizione di più ardua definizione, confusa e problematica, là dove tu sei il conclamato e senza più scelta possibile alcuna.
Tu, dal tuo letto di dolore, ai limiti e confini della vita, perché tu lo farai personalmente (se lo farai) quando Dio delega e ti evita eludendo ogni richiesta di confronto nella sofferenza umana che solo nella tua coscienza...
Tu, a prenderti le tue responsabilità, a rispondere presente alla loro chiamata quando Dio che fa?
La chiamata delle responsabilità e...
Silenzio silenzio silenzio.
Parlano altri in sua vece e... ti sembra una presa per il culo, insulti inconsapevoli che non sanno il male che fanno? Ignorando il dolore ulteriore e più devastante ancora che arrecano al tuo cuore?
Tu lo Spartaco a dire: io sono qui, mi dico tale e qui sono responsabile e consapevole uomo e tu? Dove sei? Deleghi e forse è che te ne freghi? Non sono io all’altezza o non degno della tua presenza o d’un tuo cenno di comprensione? Il sospetto veramente è che non ci sei affatto che sarebbe anche pegggio e più grave per il senso della mia solitudine e... ma insomma! rispondi, cazzo! io sono qui, su un letto di agonia sì, sofferente, allo stremo, ma politicamente e legalmente presente, simbolicamente qui io sono e... tu, dove? Per i cazzi tuoi?
Io che nemmeno se ci sei so di te, io e il silenzio di Dio.
O Spartaco, quando il tuo Grande Grande Grande Cuore si ritroverà, in sé, circondato dai tafani di Dio, scherano o sia pure i nobili cuori che siano e che tuttavia... loro come senza cuore nel loro cuore, se imperterriti di fronte al tuo dolente, fedeli, devoti, obbedienti e sordi e ciechi, non sapendo o non potendo... alcuni, forse nemmeno volendo leggere nel tuo adirato cuore con chi rifugge alla chiamata delle responsabilità?
E ti chiederanno: sei tu Spartaco? Perché, Spartaco?
Così, come in Stanley Kubrick, altre poetiche, solidali, indocili, nervose e intimamente tumultuose teste di cazzo, a te vicine, si leveranno a dire: io, io sono Spartaco!
In un’onda di altrimenti indignazione per il vile tiranno che dispone ed impone, invece di proporre! e si esime, evita, elude e manda altri a dire, coraggio o tempo o le parole giuste in verità non avendo?
Altri si alzeranno in piedi a dire “Io, io sono Spartaco!”
A sostenere il peso e l’onere del tuo impari confronto, non perché lo sia proprio impari, quanto perché qualcuno delega e si nasconde tra le ombre e le pieghe del suo concetto di identità.
Tu, il comandante, tu l’Eletto Spartaco?
Sei il conclamato, tu non avendo più Libertà di Scelta, noi nelle nostre ancora, per ora, ancora disponendone (nei limiti delle legge influenzata da Dio o dalle sue deleghe).
Ehi, Spartaco! sei sul letto delle prolungate agonie e soffri l’Inferno dentro?
Un altro Spartaco, autoproclamatosi nell’Ideale ideale di rivolta, presidierà il tuo ideale fianco.
Ehi, Spartaco! Dio forse arretra di fronte alle tue fantasie o s’incazza e reazione prepara... potrai mai saperlo?
Noi spartachi, a tua sussistenza, al tuo fianco ideale affinché il tuo incalzare Dio non abbia requie e lo induca, lo implori o lo inciti o costringa a rispondere ad assillanti nostri perché della vita, nel tuo letto di agonia e nel tuo dolore riassunti.
Noi, d’attesa saremo, invano? ma d’attesa di divina reazione (che le deleghe già ce lo immaginiamo che diranno).
Chi fino alla morte, prossima o lontana, ma d’attesa.
E che l’onta di un incontro mancato ricada sul vile che si sottrarrà, nel più grande e più generale senso di... raduno d’anime che... tese e protese a quel Dio, nonostante il silenzio di Dio.
Ehi, Spartaco! che agnostici pure e tanti avrai al tuo fianco e credenti si spera, nella singolare tenzone della questione, ad ingannare il tempo dell’attesa e distrarre il tuo dolore nel tuo cuore perché... perché poi non so, comunque Aspettando Godot.
Io pure, autore di forma e di sostanza, autore d’ogni immodesto possibile o impossibile cimento, io sarò Spartaco in quel momento ed ogni altro simile momento.
E si spera in una fantasia legale oltre che politica e di corale azione.
Che sia di ampio respiro è il respiro di un pensiero in piena condizione poetica, con licenza di Verso Diverso.
Per chi a dire il dire del proprio dire e come l’intenso dentro.
L’autore: pane al pane, vino al vino e merda alla merda! *
Nota.
L’autore ha scritto anche dei testi per SLA ed affini (tetraplegici), versi che non è alla morte che pensano essendo volti apertamente alla vita, a dare la vita, ad infondere senso ed un che fare della propria vita che rimane.
Comunque, per ognuno, la Libertà di Scelta, oltre Spartaco ed il dispotismo di un Dio latitante e che non osa nemmeno farsi vedere a ribadire le sue linee guida che incitano alla disperazione più disperata ogni attesa di conforto e di sostegno a chi solo col suo dolore dentro.
Questo testo inserito dopo altri testi di spirituale indole, meno arrabbiati e più inclini a conciliazione e ricerca che, comunque, qui anche Dio lo si cerca.
L’insieme a suggerire l’anelito di Dio quale guida, compagno di strada ed amico, ma non supini ed a testa china, devoti e senza diritto di parola a dire il proprio sofferente dire.
* Queste parole forse le direbbe qualche malato terminale? Non tutti, alcuni, i meno educati o, forse, solo i più sofferenti e disperati, a chiamare tortura e riduzione in schiavitù con la loro più sincera nominazione.