ABORTO (RU486 .... MA NON SOLO)
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Il vecchio trhead, aperto nel 2005, è consultabile nel vecchio forum di radicali.it, a questo link (solo gli inserimenti più recenti sono stati infestati dallo spam):
http://forum.radicali.it/content/ru486aborto-farmacologico-da-torino-tutta-italia
"La Repubblica", DOMENICA, 27 MARZO 2011
D a un anno primario di una Ginecologia ed Ostetricia (Casale Monferrato),benchè obiettore di coscienza, ho caldeggiato l'utilizzo della RU 486, fino alla settima settimana, per l'interruzione volontaria di gravidanza. Ciò ha consentito di ridurre l'intervento chirurgico a meno di un terzo dei casi di aborto, contro due terzi di terapia medica (circa 80 casi), senza alcuna revisione successiva. Quindi: abbattimento del rischio chirurgico per la donna, grande risparmio economico (di farmaci preparatori all'intervento, di personale e sala operatoria) per l'ospedale. Ma soprattutto - come è eticamente doveroso così come cerchiamo di alleviare il dolore del parto con farmaci che lo riducono, così è bene, non potendo rimuovere il danno psicologico correlato all'interruzione volontaria di gravidanza, limitare al massimo il trauma fisico della donna, senza per questo rendere banale l'aborto volontario.
Roberto Chiapponi
G entile dottor Chiapponi, la ringrazio per aver voluto condividere con noi la sua esperienza e le sue convinzioni. Il piccolo ospedale di Casale e il suo reparto di ginecologia sono tra i più apprezzati dalle pazienti per l'attenzione che offrono. Nella sua "normalità", visto che, come lei ricorda, ridurre il dolore e il trauma è doveroso, la sua testimonianza ci ricorda cose essenziali: che l'interruzione volontaria di gravidanza è un diritto stabilito per legge, che essa rappresenta comunque un trauma psicologico che non può essere cancellato dall'intervento medico, che è diritto delle donne che vi si sottopongono ottenere i metodi e le cure più adatte a loro e migliori secondo le conoscenze e i progressi scientifici raggiunti in quel momento. Che poi questo rappresenti anche un risparmio per l'ospedale, per il sistema sanitario pubblico e dunque per tutti i cittadini non può che rinforzare questi principi. Rincuora anche il fatto che la RU 486, un metodo farmacologico per interrompere precocemente una gravidanza indesiderata nel quale Torino è stata all'avanguardia, non sia qui sventolato come una clava. Questo farmaco non rende l'aborto banale, come ha sostenuto agli inizi l'ala oltranzista del mondo cattolico, né lo rende desiderabile ma, semplicemente, ne riduce i rischi e le conseguenze fisiche. È bene non stancarsi di spiegarlo, anche e soprattutto alle pazienti che, se non correttamente informate, non hanno la possibilità di scegliere davvero o, peggio, sono intimorite dalla prospettiva di un ricovero, non strettamente necessario, che si è voluto prevedere sulla carta per scoraggiare l'uso della RU. Il problema è superabile con le dimissioni volontarie, ma richiede senso di responsabilità e consapevolezza dei problemi delle pazienti reali, e non immaginarie, di un ospedale, donne che molto spesso non possono assentarsi dal lavoro o non vogliono spiegare perché.
vera.schiavazzi@gmail.com