
Nel suo "Il legislatore cieco", pubblicato l’anno scorso, aveva raccontato di Ilaria che, in menopausa precoce, avrebbe voluto fare l’ovodonazione in Italia; di Neris e della sua battaglia contro quell’Sma che le aveva portato via la figlioletta di sette mesi; di Camilla e dei suoi vani tentativi di destinare alla ricerca gli embrioni non idonei alla riproduzione. Donne - Ilaria, Neris, Camilla e tante altre le cui vicende sono raccontate nel libro dell’avvocato Filomena Gallo, segretario nazionale dell’associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica - che si sono scontrate coi «paradossi» della legge 4o del 2004 sulla fecondazione assistita provvedimento i cui firmatari, secondo l’avvocato Gallo, «non dovrebbero più sedere in Parlamento. Peccato che, tranne quelli dei soliti noti, i loro nomi non si conoscano, dal momento che quella legge fu votata a scrutino segreto. Costoro non dovrebbero più occupare quei banchi».
"Cieco", ha definito Filomena Gallo il legislatore sul tema della fecondazione assistita. «Ancor più precisamente, parlerei di un legislatore con la benda sugli occhi. Una legge, la 40 del 2004, profondamente ingiusta, fondata su principi astratti lontanissimi dalla realtà di chi, semplicemente, aspirerebbe ad avere una famiglia, una vita normale pur dovendo fare i conti con gli svantaggi derivanti dalla sterilità o da una malattia genetica». Nata a Basilea, classe 1968, docente di Legislazione e bioetica all’università di Teramo, Filomena Gallo esprime tutta la sua soddisfazione per la "spallata" che, da Cagliari, è arrivata all’impianto della legge 4o sul tema della diagnosi preimpianto, test che le coppie potranno effettuare al Microcitemico. «La sensibilità verso la materia e l’alto profilo qualitativo della magistratura cagliaritana sono stati decisivi per arrivare a questo risultato», sottolinea l’avvocato Gallo. Nell’Isola le coppie interessate alla diagnosi preimpianto potranno ora rivolgersi direttamente al Microcitemico, da cui si avrà l’invio della cellula embrionale da analizzare a un laboratorio privato convenzionato, il Genoma di Roma.
«Una vera e propria svolta», specifica Filomena Gallo. «La decisione del tribunale, recepita dalla Asl di Cagliari, si armonizza con quella risoluzione Ue che, già dal 2008, in materia di calo demografico raccomanda agli Stati la rimozione degli ostacoli alle tecniche riproduttive. Non va scordato che la diagnosi preimpianto è richiesta da coppie normalissime, desiderose di mettere su famiglia, di essere felici completando la propria esistenza con un figlio». Una vittoria dell’equità, dunque: «Di più: è stato stabilito che le strutture pubbliche di procreazione medicalmente assistita, se autorizzate per le tecniche in vitro devono comportarsi come i centri privati e dunque, a richiesta, effettuare il test preimpianto» chiarisce ancora la Gallo, che conclude: «Ormai manca poco per strappare definitivamente quella benda dagli occhi del legislatore».
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