
Questo pomeriggio si insedia il nuovo Comitato scientifico nominato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin per vagliare il metodo Stamina. Alla vigilia della prima riunione i genitori dei pazienti hanno scritto una lettera aperta al presidente Michele Baccarani: «Fate presto - dicono - . Perché ancora non avete mosso un dito?». Dopo la sentenza del tribunale di Pesaro che ha autorizzato Marino Andolina, indagato per somministrazione di farmaci pericolosi ad entrare in un ospedale per eseguire proprio quella terapia sotto inchiesta su Federico, un bimbo di 3 anni, minacciano tutti di rivolgersi ai giudici. Ne parliamo con Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Coscioni.
Partiamo dalla cronaca di oggi. I genitori di Ginevra, una bambina malata come Federico, chiedono le stesse cure. Come è possibile convincere la gente che insiste contro ogni evidenza?
«Blaise Pascal scriveva che "il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce". Nel caso Stamina le ragioni della scienza si sono sin da subito scontrate con le ragioni del cuore. Il linguaggio da laboratorio non è riuscito ad imporsi su quello della sofferenza e dell’emotività di alcuni malati e delle loro famiglie. Purtroppo anche se il lessico della scienza ha dalla sua la certezza delle evidenze empiriche, non significa che riesca ad imporsi sulla collettività. Ed è quello che è successo: un dialogo costruttivo tra le parti ha lasciato il posto alle tifoserie. Le cause sono molteplici: Davide Vannoni che aizza le piazze, portando i malati a dissanguarsi sulle immagini del Presidente Napolitano, che grida al complotto delle lobby degli scienziati e delle case farmaceutiche che vogliono boicottare la sua "cura", venendo poi a scoprire i suoi interessi commerciali con la Medestea. Poi c’è la politica, tutta italiana, che a partire da Balduzzi ha commesso un gravissimo errore: quello di aprire le porte del parlamento alle infusioni della Stamina Foundation. Per non parlare di quello che è avvenuto tra Regione Lombardia e Spedali Civili di Brescia su cui ci sono una inchiesta in corso e le audizioni della Commissione Sanità di Regione Lombardia che potrebbero confermare come l’interesse pubblico si sia piegato a quello privato, facendo entrare in un ospedale pubblico qualcosa di indimostrato scientificamente, e forse anche dannoso. Come non citare la disinformazione affrontata su programmi di intrattenimento? Il danno era oramai compiuto e qualsiasi altro approfondimento di carattere scientifico non è servito a togliere dalla mente di molti cittadini che quelle infusioni facessero bene». Questi genitori dicono: «Vogliamo che anche nostra figlia abbia una speranza di vita».
Lei cosa risponderebbe loro?
«Da quando è balzata alla cronache la vicenda Stamina, come Associazione Luca Coscioni abbiamo sempre chiesto la pubblicazione del metodo, abbiamo sempre preteso trasparenza, abbiamo anche sperato che le infusioni potessero funzionare per condividerle con tutti i malati che ne avessero potuto usufruire. Ciò che ci ha mosso da sempre è la libertà di ricerca scientifica che non è equiparabile all’anarchia. Libertà di ricerca scientifica vuol dire rispetto delle regole di sperimentazione che sono state create per tutelare i pazienti. Vuol dire fare il possibile, nella garanzia dei protocolli. Non significa creare un mercato indisciplinato del "qualsiasi cosa" prodotta da "chiunque". Portando avanti queste richieste, molte persone ci hanno accusato di essere collusi con le lobby, di tradire la lotta di Luca Coscioni: nulla di tutto questo. Luca aveva seguito una sperimentazione ufficiale, era stato correttamente informato su quello a cui si stava sottoponendo. Invece nel caso Sta- mina ai pazienti è stata iniettata una "pozione magica" di sconosciuta ricetta. Dunque a questa mamma direi che è indegno chi alimenta false speranze, lasciando le persone accecate dall’ignoranza».
Cosa deve fare la scienza perché non si ripetano casi del genere?
«La scienza non ha responsabilità, anzi ha tutti gli strumenti per contrastare tali situazioni. È la politica, in tutte le sue forme, che deve dotarsi degli strumenti per non reiterare casi simili. La scienza dovrebbe essere consigliera della politica, anzi gli scienziati dovrebbero poter governare».
La senatrice Cattaneo dice: è in atto un impazzimento giudiziario. Che ne pensa?
«Prima Balduzzi, poi Lorenzin: abbiamo assistito e stiamo ancora assistendo ad uno smarcamento pericolosissimo dei ministeri competenti dalla vicenda. Cosa dobbiamo aspettare affinché ci sia una ordinanza di blocco ministeriale del metodo Stamina? Ci rendiamo conto che in un ospedale pubblico, non si sa ancora a quale costo pubblico, quindi di ognuno di noi, si sta somministrando qualcosa di sconosciuto? Domani vi dico che ho trovato una cura per l’Alzheimer che però non posso far vagliare alle autorità competenti perché perderei troppo tempo prima di poter salvare molti pazienti e pretendo di entrare nel sistema sanitario nazionale: chi mi può fermare visto questi precedenti? Il pericolo è un sistema sanitario che rischia il collasso e la salute dei cittadini in serio pericolo. Credo che l’impazzimento originario è quello della politica che se ne è lavata le mani, lasciando i giudici in balia di loro stessi. Secondo il Tar della Lombardia nel settembre 2012, il metodo Stamina non avrebbe dovuto essere somministrato, perché mancante dei requisiti necessari secondo il Decreto del 5 dicembre 2006. Credo che ora che il Csm ha disposto l’azione disciplinare contro i giudici di Pesaro i tribunali si fermeranno. Nel frattempo se ne potrebbe uscire con un intervento ministeriale: il ministro non dovrebbe più esitare intervenendo tassativamente con un atto che blocchi qualsiasi altro tentativo di far passare per cura ciò che non ha nulla di scientifico».
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