
La corte di giustizia dell'Unione Europea ha pronunciato una sentenza che vieta il brevetto di farmaci ricavati da cellule staminali attraverso la distruzione di embrioni umani. Oggetto della causa un brevetto depositato in Germania nel 1997 di un procedimento volto alla realizzazione di un farmaco contro il morbo di Parkinson. Si tratta del tema affrontato nel nostro paese dal referendum sulla legge 40, in tema di fecondazione assistita. La sentenza della corte di Lussemburgo, per quanto lasci tuttora nella giurisprudenza europea varchi maggiori alla ricerca scientifica rispetto all'Italia, sicuramente li restringe. Alcuni scienziati europei già segnalano come tutto ciò inevitabilmente sposterà la ricerca più avanzata dal vecchio continente non solo negli Usa, che malgrado i tentativi di Bush jr hanno mantenuto una legislazione in materia fondamentalmente laica, ma soprattutto in paesi emergenti come India e Brasile. Dunque una sentenza criticabile da più di una angolazione. Però l'aspetto singolare della faccenda è forse un altro. La sentenza nasce da un ricorso e i ricorrenti non erano né il Vaticano né qualche gruppo fondamentalista cristiano o musulmano. Il ricorrente era Green Peace, la simpatica organizzazione ambientalista meritoriamente all'attacco su tanti aspetti che toccano la difesa non solo dell'ambiente ma anche della salute. Evidentemente con l'eccezione dei malati di Parkinson, in nome della difesa dell'embrione congelato, che tale deve restare.
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