723 firme sono false: questa è l'ultima parola del Tribunale civile di Milano sul caso Formigoni.
Il dispositivo finale della sentenza infatti ha dichiarato false 723 delle sottoscrizioni prodotte a sostegno della Lista Formigoni in occasione delle elezioni regionali del 2010. Abbastanza per rendere insufficienti le firme per la partecipazione della lista a quelle elezioni. Insomma l'ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni, il 17 aprile 2013 è stato riconosciuto Presidente abusivo. Peccato che tale decisione sia arrivata quando ormai quel Consiglio Regionale - illegittimamente eletto grazie a operazioni manipolative – è stato sostituito da nuove elezioni. Ecco un tipico esempio di come il percorso lento e accidentato della "giustizia" italiana alimenti l'antidemocrazia. Come altro potrebbe definirsi una situazione per cui un personaggio già incompatibile per essersi candidato al III mandato consecutivo come Presidente di Regione, già irregolare per la tardività della chiusura delle liste che lo sostenevano, già condannato per diffamazione ai danni dei radicali, già protagonista di indagini sulla cosiddetta P3, nonchè infine dichiarato dal tribunale presidente abusivo, oggi sieda nel Senato della Repubblica, mentre coloro che fin dall'inizio ne hanno denunciato gli abusi sono fuori da ogni istituzione?
In questa pagina ripercorriamo tutte le fasi della vicenda Firmigoni: prima e dopo le elezioni regionali, in attesa delle prossime udienze del processo penale a carico degli autenticatori fissate per il 20 maggio, il 3, il 10 e il 24 giugno. Ma per un ulteriore approfondimento rimandiamo al Libro giallo sulla Peste italiana [2] nelle cui pagine, è descritta non solo questa, ma una lunga e continuata strage di leggi, di diritto, di principi costituzionali, di norme e di regole che avrebbero dovuto governare la convivenza civile della democrazia italiana.
Prima delle elezioni del 2010
Sabato 27 febbraio 2010: i radicali depositano all’Ufficio centrale regionale presso la Corte d’Appello di Milano la lista Bonino Pannella, sulla quale non si è riuscito a raccogliere un numero sufficiente di firme. Depositano anche un primo esposto sull’incandidabilità di Formigoni, già giunto al terzo mandato.
- Domenica 28 febbraio 2010: l’Ufficio si dichiara incompetente a decidere sul problema del IV mandato. Con una richiesta di accesso agli atti la Lista Bonino-Pannella ottiene di verificare i moduli depositati dagli altri partiti e constata l’assenza del numero minimo di firme regolari, necessarie alla presentazione dei candidati a Presidente del centro-destra, Roberto Formigoni. A nostro avviso almeno 500 firme sono irregolari: mancano i timbri degli autenticatori, la data e il luogo in cui sono state raccolte, alcuni certificati elettorali sono stati prodotti prima che le liste fossero chiuse. Abbastanza per far cadere la lista sotto la soglia minima per la presentazione che ammonta a 3.500 firme, mentre quelle presentate nella lista Formigoni sono in tutto circa 3.800.
- Lunedì 1 marzo 2010: deposito all’Ufficio centrale dell’esposto contenente le irregolarità rilevate. Contemporaneamente denunciamo in Procura le irregolarità chiedendo di svolgere indagini sui probabili reati commessi per la presentazione delle liste di Formigoni. Dopo una breve udienza, l’Ufficio Centrale decreta la “NON ammissione della lista Per la Lombardia di Roberto Formigoni”, riconoscendo i vizi di forma da noi denunciati.
- Mercoledì 3 marzo 2010: l’Ufficio respinge il ricorso di Formigoni che chiede la propria riammissione.
- Giovedì 4 marzo 2010: depositiamo al PM Ruggero Spataro ulteriori prove della tardività nella chiusura delle liste di Formigoni tratte dalle dichiarazioni di esponenti PdL. Mentre Formigoni attacca i Radicali in conferenza stampa, parlando di complotto. Per questo lo denunciamo per diffamazione a mezzo stampa aggravata (vicenda il cui epilogo è possibile leggere più avanti, nella sezione Penale diffamazione)
- Venerdì 5 marzo 2010: Bruti Liberati, all’epoca responsabile dei procedimenti contro la PA, chiede l’archiviazione dei nostri esposti penali sulle liste di Formigoni. Presentiamo opposizione.
Ma a questo punto, come risulta da intercettazioni telefoniche pubblicate e mai smentite, Formigoni si rivolge ad alcuni faccendieri della cosiddetta “cricca P3”, per esercitare pressioni su Alfonso Marra, il Presidente della Corte d'Appello dalla quale dipende l'Ufficio elettorale. Sarà lo stesso Marra, successivamente dimessosi per fatti emersi proprio nell’inchiesta “P3”, a testimoniare le pressioni ricevute. È allora, Sabato 6 marzo 2010, che il Tribunale amministrativo regionale Lombardia accorda la sospensiva chiesta da Formigoni e riammette la sua lista, rinviando a dopo le elezioni l’esame di ulteriori ricorsi. Decisione che il 13 marzo successivo il Consiglio di Stato avalla: non si esprime nel merito, ma ribadisce che i ricorsi si potranno fare solo una volta tenute le elezioni.
RISORSE
- Lo speciale su Formigoni [3]
- Commento di Cappato e Lipparini alla sentenza del tribunale che conferma la falsità di 723 firme presentate nella lista di Firmigoni [4]
- Collegamento con Marco Cappato sulla sentenza del Tribunale civile di Milano riguardo la raccolta firme per le elezioni regionali in Lombardia nel 2010 [5]
- Milano: negato ai Radicali, dal tribunale di Milano, l'accesso agli atti sulla raccolta firme dei partiti politici per le elezioni regionali. Intervista a Marco Cappato [6]
Dopo le elezioni del 2010
Dopo le elezioni i radicali impugnano l’atto di proclamazione degli eletti, contestando le irregolarità già emerse e denunciate prima. Inoltre presentano una nuova istanza di accesso agli atti.
- 30 settembre 2010: finalmente otteniamo copia degli elenchi di sottoscrizioni presentati da Formigoni e li sottoponiamo a perizia calligrafica. Emergono nuove irregolarità, tra cui la riconducibilità alle stesse mani di oltre 600 firme.
- Viene presentata Querela di falso (Civile) parte una nuova indagine penale (vedi Penale autenticatori) e vengono depositati al TAR Lombardia motivi aggiunti al nostro ricorso.
- 20 dicembre 2010: il TAR Lombardia dichiara inammissibile il ricorso della Lista Bonino Pannella, ritenendo tardiva la presentazione dei motivi aggiunti.
- 1 marzo 2011: nel primo anniversario dei falsi, i radicali manifestano davanti alla sede del Consiglio regionale abusivo della Lombardia. Cappato e Staderini interrompono i lavori. All’esterno si agita il Polpo Rob.
- 22 settembre 2011: (deposito sentenza) arriva la sentenza del Consiglio di Stato che ci dà ragione, ribaltando il giudizio del Tar Lombardia. La sentenza “dichiara ammissibile il ricorso proposto in primo grado e tempestivi e ricevibili i motivi aggiunti”. Dichiara altresì sanate le irregolarità per effetto del Decreto Salva Liste, ribadendo tuttavia che le ipotesi di Falso debbano essere accertate in sede civile. Sospende quindi l’annullamento delle elezioni lombarde fino all’esito del processo per falso.
- 5 ottobre 2011: la Corte Costituzionale respinge il ricorso Bresso – radicali sulla possibilità per il giudice amministrativo di esprimersi sulla questione di Falso dei documenti senza aspettare l’esito del processo civile.
- 16 aprile 2012: Respinto, dalla Cassazione, il ricorso con il quale la Regione Lombardia - rappresentata da Roberto Formigoni - ha contestato la decisione del Consiglio di Stato che, lo scorso 22 settembre, aveva accolto la denuncia dei Radicali. Formigoni condannato a pagare 5.200€ di spese legali.
- 11 giugno 2012: il Consiglio di Stato respinge la richiesta dei Radicali di procedere a un giudizio amministrativo sui falsi senza aspettare il pronunciamento del tribunale civile e sospende il giudizio in attesa della decisione sulla querela di falso
Querela di Falso (Civile):
- 12 maggio 2011: 1° udienza del processo civile per Falso. Si costituisce la Procura, depositando copia del materiale di indagine sui falsi.
- 8 giugno 2012: il GIP dà mandato alla Dott.ssa Redaelli di riordinare il materiale depositato dalla Procura entro il termine del 21 settembre 2012.
- 17 aprile 2013: il Tribunale civile di Milano dichiara false 723 sottoscrizioni contenute negli elenchi della lista Formigoni. Lega e Pdl sono condannate a pagare 15mila euro di spese legali ai Radicali.
Penale diffamazione Formigoni:
- 24 settembre 2011: rinvio a giudizio per Roberto Formigoni.
- 9 febbraio 2012: prima udienza, Formigoni impedisce a Radio radicale di registrare.
- 15 marzo 2012: Marco Pannella, Marco Cappato e Lorenzo Lipparini sono ascoltati come testimoni dell’accusa.
- 17 maggio 2012: vengono ascoltati i testimoni della difesa (Massimo Corsaro).
- 12 luglio 2012: requisitoria PM e parte civile.
- 27 settembre 2012: arringa difesa.
- 4 ottobre 2012: repliche.
- 11 ottobre 2012: Roberto Formigoni viene condannato per aver diffamato i radicali e dovrà risarcire 110 mila euro: 50mila euro a Marco Pannella come rappresentante della lista, 30 mila a testa a Marco Cappato e Lorenzo Lipparini.
Siamo in attesa di processo di appello.
Penale autenticatori:
- 29 ottobre 2010: il GIP Cristina Di Censo, archivia l’inchiesta per falso ideologico riguardante omissioni o irregolarità nella raccolta delle firme per le liste Per la Lombardia e Penati presidente, come richiesto da Bruti Liberati, ma trasmette al PM Alfredo Robledo il fascicolo con le nuove perizie commissionate in settembre dai radicali. Partono nuove indagini. Centinaia di testimoni vengono chiamati in tribunale a riconoscere le proprie firme e 926 si dicharano completamente estranei.
- 17 ottobre 2011: il procuratore aggiunto Alfredo Robledo dichiara chiusa l'inchiesta per falso ideologico. Gli indagati sono 15 autenticatori, tra cui 4 consiglieri provinciali milanesi del PdL e Clotilde Strada, collaboratrice di Nicole Minetti, all’epoca responsabile del partito per la raccolta delle firme.
- 27 aprile 2012: avviso di garanzia e di conclusione indagini anche per il Presidente della Provincia di Milano ed ex coordinatore PdL Guido Podestà.
- 3 luglio 2012: il PM Robledo chiede il rinvio a giudizio per Podestà, 5 consiglieri provinciali e altri 4 indagati.
- 13 dicembre 2012: il GUP Stefania Donadeo rinvia a giudizio il presidente della Provincia di Milano Guido Podestà, insieme ai consiglieri provinciali coinvolti nell’autentica delle firme false. I Radicali non possono essere ammessi come parti civili al processo.
- 9 gennaio 2013: il GUP di Milano Stefania Donadeo ratifica il patteggiamento a 18 mesi di Clotilde Strada e di altri 2 imputati.
- 4 marzo 2013: si avvia il dibattimento per Podestà e altri 4 imputati.
- 15 aprile 2013: il giudice ammette il radicale Lorenzo Lipparini come parte civile al processo in surroga della Provincia di Milano, che non si è costituita e verrà invitata a farlo.