Class action vinta contro la pubblica amministrazione in materia di PEC (Approfondisci»). Promotori Radicali italiani e Agorà digitale, insieme ad alcuni cittadini guidati da Maurizio Bolognetti. Nell’estate del 2009, attraverso l’avvocato Ernesto Belisario è stata presentata al TAR, la prima class action italiana per i diritti digitali. Si contestava alla Regione Basilicata la violazione delle norme in materia di Posta Elettronica Certificata (PEC).
La sentenza del 23 settembre 2011, accogliendo il ricorso dei Radicali e condannando la Regione Basilicata a pagare anche le spese legali, assume carattere storico sotto diversi profili:
- In primo luogo, è la seconda class action vinta in Italia, e la prima in difesa dei diritti digitali
- In secondo luogo, con questa sentenza il TAR apre un nuovo corso nel rapporto tra i cittadini e la Pubblica Amministrazione. I primi infatti potranno rivolgersi alle sedi competenti per vedere attuate le disposizioni contenute nel Codice della Amministrazione Digitale, che assumono quindi valore imperativo e non programmatico. (Leggi il testo integrale della sentenza in pdf» [2])
A seguito di questa vittoria il segretario dei Radicali italiani, Mario Staderini, e il segretario di Agorà digitale, Luca Nicotra, hanno indirizzato al Ministro Renato Brunetta una lettera aperta ottenendo con lui un incontro [3]previsto per lunedì 24 ottobre (Leggi il testo integrale»). I Radicali, dopo la vittoria nel primo caso pilota, sono pronti a lanciare una campagna a livello nazionale contro tutte le amministrazioni inadempienti.
Lo scorso mese, con una sentenza storica, il Tribunale Amministrativo della Basilicata ha condannato la Regione Basilicata per non aver attuato le disposizioni di legge in materia di PEC. Si tratta della seconda class action vinta in Italia, promossa da Radicali Italiani e dall’associazione Agorà Digitale insieme ad altri cittadini. La prima che sancisce il principio di esigere che i diritti contenuti nel "Codice dell'Amminsitrazione Digitale" siano rispettati dalle pubbliche amministrazioni.
Quanto previsto dal Codice dell’Amministrazione Digitale introduce nel contesto italiano una serie di innovazioni e strumenti volti a modernizzare e semplificare, in linea con le tendenze internazionali, il rapporto cittadino Amministrazione. In Italia, come sa, avrebbe effetti rivoluzionari anche sull’efficienza dell’Amministrazione stessa. Da promotori dei diritti digitali abbiamo salutato con sincero favore queste disposizioni da Lei fortemente volute.
Tuttavia, a sei anni dall’emanazione del decreto legislativo n.82, non possiamo non sottolineare, con altrettanta sincerità, come a tali disposizioni normative non sia corrisposto un adeguamento sul piano fattuale delle Amministrazioni, centrali e locali. Gli stessi dati del Ministero circa l’avanzamento della PEC rispecchiano la mancanza di attenzione e attuazione di un progetto altrimenti valido che rischia però di fallire.
La nostra scelta di condurre una class action contro la Regione Basilicata, colpevole di non aver implementato i diritti digitali pubblicando sul suo sito internet il proprio indirizzo di posta elettronica certifica, voleva essere un’occasione per sottolineare un ingiustificabile ritardo. Ritardo che forse cela anche la volontà politica di non voler offrire un servizio efficiente per non incorrere in sanzioni penali vista l’impreparazione della Pubblica Amministrazione nel gestire questi nuovi servizi.
Intendiamo continuare la nostra azione attraverso un’iniziativa a livello nazionale contro le Amministrazioni inadempienti, sul modello di quella che abbiamo vinto in Basilicata.
Prima di procedere con le azioni legali –che determinerebbero peraltro un costo non indifferente in virtù della condanna alle spese legali e il risarcimento dei danni ulteriori- vorremmo incontrarLa per avviare un confronto con il suo Ministero, nell’ottica di poter raggiungere il comune obiettivo della digitalizzazione della pubblica amministrazione.
In attesa di un Suo riscontro, Le porgiamo i più cordiali saluti
Mario Staderini Luca Nicotra
(Segretario Radicali Italiani) (Segretario Agorà digitale)
Cos’è la PEC?
La Posta Elettronica Certificata è uno strumento che permette di dare ad un messaggio di posta elettronica lo stesso valore legale di una raccomandata con avviso di ricevimento. Permette quindi di dialogare con la pubblica amministrazione in maniera rapida e con costi inferiori agli strumenti tradizionali.
Cosa prevedono le norme in materia di PEC?
Secondo l’art. 54 comma 2-ter del Codice dell’Amministrazione Digitale: “Le amministrazioni pubbliche pubblicano nei propri siti un indirizzo istituzionale di posta elettronica certificata a cui il cittadino possa rivolgersi per qualsiasi richiesta ai sensi del presente codice. Le amministrazioni devono altresì assicurare un servizio che renda noti al pubblico i tempi di risposta”.
Tali norme sono ribadite, come richiamato anche dalla sentenza, anche all'art. 1 delle “Linee guida per i siti web della PA”, dove si afferma che l’elenco delle caselle di posta elettronica certificata deve essere “costantemente disponibile all’interno della testata” e collocato in posizione privilegiata in modo da essere visibile nella home page del sito.
La sentenza
Il TAR ha quindi accolto il ricorso dell’Associazione Agorà Digitale ritenendo inadempiente la Regione Basilicata in riferimento alle norme, a cui è stato attribuito valore imperativo, previste dal Codice dell’Amministrazione Digitale. Nello specifico la Regione Basilicata ha violato i diritti digitali dei cittadini non predisponendo gli strumenti necessari, e non dandone la visibilità opportuna sul proprio sito web, per l’utilizzo della Posta Elettronica Certificata.