
La costruzione del nuovo istituto non è la strada per risolvere i problemi presenti nel vecchio istituto di Santa Maria Maggiore, del quale andrebbe a prendere il posto, non risolverebbe infatti ne il problema del sovraffollamento, come qualcuno sostiene per giustificare l'opera, ne quello delle pesanti carenze di organico tra gli agenti di custodia.
I tempi non brevi per la realizzazione dell'opera avrebbero certamente come ricaduta la totale mancanza di interventi per risolvere l'ormai insostenibile situazione degli istituti veneziani con l'alibi, come Rovigo insegna, della "prossima" apertura del nuovo carcere. Inoltre va tenuto presente il rischio che comunque alla fine il tutto resti un'opera incompiuta proprio a causa delle enormi carenze negli organici tra la polizia penitenziaria e su cui al momento non sembra certo si stia intervendo. Senza personale non si apre un nuovo carcere.
Da anni come Radicali denunciamo il problema dell'invivibiltà, per detenuti ed operatori, delle carceri e dello stato di illegalità in cui versa il sistema penitenziario nell'intero paese, illegalità pubblicamente riconosciuta dallo stesso Ministro della giustizia Alfano. Inascoltati continuiamo ad evidenziare che l'unica strada percorribile per il rientro nella legalità, come sottolineato anche dai sindacati di polizia penitenziaria in questi giorni, è quella di una revisione del sistema di pena attraverso la depenalizzazione e un maggior uso delle pene alternative. Contemporanemante andrebbe rivisto l'intero meccanismo della giustizia che attualmente porta ad avere nelle carceri italiane, su un totale di circa 70.000 detenuti, oltre 30.000 in attesa di giudizio, dei quali il 40% saranno riconosciuti innocenti e rilasciati.
Sulla messa in "ordine" degli attuali istituti veneziani, su un maggior ricorso alle pene alternative e sul potenziamento delle opportunità di lavoro e reinserimento dei detenuti l'amministrazione comunale dovrebbe centrare il dibattito, partendo dalla richiesta, al posto di un nuovo carcere, della ristrutturazione e quindi riapertura dell’istituto a custodia attenuato (SAT) presso l’isola della Giudecca. Istituto chiuso nel 2008, temporaneamente si disse, ma per il quale il ministero non ha mai stanziato i fondi necessari per la messa a norma. Proprio sulle strutture veneziane ed in particolare il SAT della Giudecca il Senatore Radicale Marco Perduca ancora nel settembre 2009, dopo l'ennesima ispezione nelle carceri, rivolse un'interpellanza al Ministro [3] di giustizia ed attende ancora risposta.
La domanda che prioritariaramente l'amministrazione comunale veneziana deve porre a se stessa e al governo, quindi, non è dove costruire un nuovo carcere ma perchè.
http://venetoradicale.ilcannocchiale.it/post/2587724.html
14 Gennaio, 2011 - 19:24
Diario
Fonte: http://venetoradicale.ilcannocchiale.it/post/2587724.html [4]