Potrei, a testa bassa, commentare la cronaca dell'ennesima battaglia persa. Rischiando di apparire poco più di un reporter, fare il punto su quanto si rafforza il progetto di imbrigliare la rivoluzione di Internet con l'approvazione del Rapporto Gallo (lo so, non hai idea di cosa sia, è normale, se ti interessa leggi qui [3]). Oppure potrei cercare di indossare i panni del critico ricalcando i titoli di chi scrive di una "vittoria degli integralisti" [3], come l'instancabile Paolo Brini di Scambio Etico, o chi si pone l'interrogativo "Good bye, free Internet? [4]".
Ma oggi non riesco neppure a cominciare. Bloccato dal pensiero che in fondo con chi comunico, se stiamo parlando di un documento di cui sono a conoscenza alcune decine o forse centinaia di persone in tutta Italia?
Seriamente, siamo sicuri che l'approvazione di questo rapporto sia importante per la società? E, se è così, perchè non riusciamo a far percepire l'urgenza ad altri fuori dalla solita cerchia?
È nota la difficoltà di far parlare l'informazione mainstream non solo di gadget, e se cercate "Rapporto Gallo" su Google News [5], troverete due articoli di Paolo su Scambio Etico, un pezzo [6] Punto Informatico [6] e un comunicato dell'AGI. Nient'altro.
Ma l'estrema difficoltà si assapora soltanto constatando come nulla di più si trovi nella blogosfera cercando su Blogbabel [7] o Google blog search [8], O ancora, facendo una rapida ricerca nella mia casella di posta elettronica, che pure sono iscritto a molte mailing list che discutono proprio di libertà digitali: nell'ultimo mese trovo solo 7 messaggi, inviati sempre da Paolo o comunque che si riferiscono a quanto da lui scritto.
Più di ogni altra riflessione mi inquieta quindi questo deserto civile.
È possibile che si riesca a mettere in piedi una battaglia per i diritti digitali solo inserirendosi nelle lotte dei grossi gruppi di potere, come successo quando Repubblica si è presa sulle spalle anche la battaglia contro bavaglio ai blog? O che sia necessario semplificare e spettacolarizzare il messaggio come ricordo sosteneva Luca Neri che commentava alla scorsa festa dei Pirati "il problema di questa comunità è che parla di cose complicate come il trattato ACTA"?
Forse, anche se io sempre più mi convinco che dietro a tutto questo c'è la mancanza di un racconto condiviso di come la rivoluzione digitale si intrecci con le libertà e con una società aperta. Questo ci manca prima ancora della possibilità di discuterne con il paese.
Se ne parla spesso incontrando amici blogger, o compagni in Agorà Digitale, che semplicemente vorrebbero sentirsi meno alieni. E certo, cominciare ad essere circondati da un numero cospicuo da compagni di lotta.
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