
Si metta il cuore in pace chi sogna un voto senza l’influenza culturale e politica della chiesa italiana. Le elezioni regionali, appena trascorse hanno dimostrato che l’appello pro life del presidente della Cei, Angelo Bagnasco, avrebbe potuto anche non esserci. Tanto si erano già organizzati bene i campanili e i movimenti. Colpisce, per esempio, vedere nel Lazio che il record di preferenze nel Pd, che sosteneva la perdente Emma Bonino, è andato al cattolico Bruno Astorre che sul suo sito internet si descrive così: «Ho da sempre militato nelle formazioni giovanili della Democrazia Cristiana, provenendo dal mondo del volontariato cattolico. Vado fiero, tra l’altro, delle mia esperienza in parrocchia».
Chiaro? Che dire, poi, della record woman di preferza della lista Polverini, quella che ha raccolto anche i voti di quella del Pdl poiché esclusa? Si chiama Olimpia Tarzia (o Tarsia è lo stesso). Ultima esperienza politica: capolista per Giuliano Ferrara in «Aborto? No, grazie» nel 2008. Esperta di bioetica e tra le fondatrici del Movimento per la vita, vanta nel suo curriculum di essere stata delegata dal cardinale Camillo Ruini alla 45° Settimana Sociale dei Cattolici italiani (unica donna tra i cinque delegati), che si è svolto ad ottobre 2007. Di sicuro, aggiunge Italia Oggi, sarà assessore nella giunta Polverini.
Ma se dal Lazio si passa al Piemonte, l’altra regione su cui i riflettori sono stati maggiormente accesi, la musica non cambia. Lì, la chiesa aveva fatto sentire a tutti il suo malumore per l’alleanza dell’Udc con la governatrice uscente Mercedes Bresso. Allora la presidente aveva chiesto al medico abortista radicale Silvio Viale di non candidarsi in Piemonte per non provocare i cattolici, mandandolo in esilio in Liguria (dove non è stato eletto). Ha anche firmato un manifesto di impegni sul fronte bioetico. Ma non c’è stato niente da fare.
Perfino un professore cattolico conosciutissimo e politicamente defilato come Massimo Introvigne è stato avvistato alle due di notte per festeggiare la vittoria di Roberto Cota presso il suo comitato torinese. E l’Udc che ha disobbedito al richiamo della chiesa? Basti un dato. Nel 2008, 141mila elettori piemontesi si erano mossi da casa per andare nell’urna e mettere la propria croce sullo Scudocrociato. Domenica e lunedì mattina, invece, sono stati 74.412. Consensi dimezzati, cui seguirà presumibilmente una rapida marcia indietro. Intanto il neo eletto presidente Cota che fa? Appena presa la parola annuncia che toglierà il patrocinio della regione sul Gay pride che si terrà a giorni. Ma soprattutto che farà di tutto per tenere la fornitura per il Piemonte della RU-486, la pillola abortiva, nei magazzini. Anche lui non farà
miracoli e ben presto imparerà a non mettere il naso in ogni polemica, ma se questo non è un ringraziamento all’elettorato cattolico... E non si dica che il voto cattolico incide sempre e soltanto a favore del centro-destra.
Il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta se l’è presa con la Lega che non lo ha votato in qualità di candidato sindaco alla città di Venezia. Ma qualcuno fa notare quanto le sue posizioni all’interno del Pdl siano sempre agli estremi del laicismo, mentre il vincente, e forse non è un caso, Giorgio Orsoni, è avvocato cattolico procuratore di San Marco, amico del patriarca Angelo Scola e del banchiere cattolico Giovanni Bazoli di Intesa San Paolo.
© 2010 Italia Oggi. Tutti i diritti riservati