
04/08/10
Il Corriere della Sera
«Sarà che io non valgo nulla, ma Berlusconi a me non ha offerto proprio niente». Riccardo Villari non rinuncia alla vena di umorismo campano che lo accompagna da sempre. Il presidente del Consiglio,che ha incontrato la prima volta qualche giorno fa, gli «sta simpatico», e non lo nega, tanto che ammette di «averlo invitato a Capri», ma da lui «non ho avuto nessuna proposta, men che meno, come scrive qualche giornale, l'offerta di una candidatura a sindaco di Napoli».
Senatore, lo sa che non le crede nessuno? «E che ci posso fare: so che quelli del Pd vorrebbero usarmi come grimaldello per dimostrare che Berlusconi sta facendo una compravendita. C'è chi mi chiama per dirmi di dichiarare che il presidente del Consiglio mi ha offerto qualcosa».
I nomi. «Non è nel mio stile. Ma si sa com'è il Pd. Mi ricorda quel film di Totò, "Miseria e nobiltà". Nel Partito Democratico c'è chi fa finta di essere un principe, chi una marchesa, poi nella realtà sono tutt'altro. E così sono loro: si dipingono come i peggiori nemici di Berlusconi, ma in privato ne parlano anche bene. Basta vedere al Senato come si comporta la capogruppo Anna Finocchiaro: ha un ottimo rapporto con Quagliariello, chiacchiera spesso con lui, poi in aula lo attacca che sembra un'invasata».
Va bene, senatore, ma lei che ha intenzione di fare? «Io sto meditando l'adesione a quella compagine».
La compagine del centrodestra, giusto? «Sì: ormai i moderati nel Pd, soprattutto dopo la fuoriuscita di Rutelli, non contano più niente, meglio rafforzare quest'area nel centrodestra, partendo dal territorio».
Allora è vero che le hanno offerto la candidatura a sindaco di Napoli. «Macché, tutte balle. Dico territorio perché io non sono un deputato da salotto, ma un deputato che opera nella sua regione e infatti la mia esperienza con il centrodestra è nata proprio in Campania, quando ho deciso di sostenere il mio amico Stefano Caldoro. Ecco, io vorrei occuparmi dei Meridione, facendo poi riferimento a livello nazionale a una leadership forte come quella di Berlusconi».
È vero che il presidente del Consiglio l'ha conquistata perché in quel suo primo incontro con lei ha ammesso di aver sbagliato nella vicenda Rai, lasciando intendere che non avrebbe dovuto farla sfiduciare dai rappresentanti del Pdl in commissione di vigilanza? «Io non racconto i dettagli delle mie conversazioni private».
Comunque con il premier c'è un feeling, l'altro ieri lei è andato alla cena dei senatori del Pdl. «No, io sono andato lì con Quagliariello, che è un mio amico, ma non sono entrato, ho salutato Berlusconi, quando è arrivato, gli ho detto che c'erano più fotografi, telecamere e giornalisti che a Cannes, davanti al red carpet, e me ne sono andato a cena con un amico».
Senatore, però, l'accusano di aver trasmigrato in tanti partiti. «Sempre nel centrosinistra, peraltro senza mai ottenere incarichi di governo e di sottogoverno. E lì sarei rimasto se Veltroni non avesse deciso di espellermi dal Pd, anzi di cancellarmi dai padri fondatori di quel partito. Io mi sono appellato alla magistratura ordinaria, alla Corte Costituzionale, ma non c'è stato niente da fare».
Perciò è andato dall'altra parte. «Guardi, io faccio prosa, non poesia. Dopodiché nessuno può accusarmi di niente. Io vengo dalla società civile, non sono un politico di professione, al contrario di altri. Faccio il medico e il ricercatore: è grazie a me se il vaccino per l'epatite B è ormai obbligatorio per i neonati».
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