
Ci sono storie che restano sconosciute. Poi, c'è anche la storia di uno sconosciuto. Eppure si tratta di un "qualcuno" che è dentro la vita di tutti noi, fa parte della storia di tutti, al di là dell'appartenenza politica, della fede o delle convinzioni personali. Si tratta di uno sconosciuto rimasto tale agli occhi e alle orecchie dei più, ma che i più vedono e sentono lo stesso. Malgrado tutto. Ed è ancora vivo. È il Radicale.
La storia dei radicali sconfina nell'antropologia. È come qualcosa che abbiamo da sempre dentro casa: è li da anni, sotto il nostro naso, sulla nostra pelle, nel nostro vissuto. Ma non la conosciamo. È proprio come il Colosseo per i romani: anche se non ci badano, anche se spesso passano di lì senza più guardarlo, anche se non l'hanno mai visitato, sanno che c'è. Appartiene a tutti. È un pezzo vero di storia vera, che in tanti hanno narrato, ma che nessuno conosce. Nessuno. Inteso come il protagonista dell'Odissea. Ma senza voler mitizzare alcunché. Per carità. Quella dei radicali è una storia che non riusciamo più a vedere talmente è diventata
ormai parte dì noi. Il Gigante ha i piedi d'argilla e il Potere fine a se stesso non riesce sempre a oscurarla, anche se tenta di eliminarla dalla memoria del paese e, quindi, dal presente. Nessuno è l'Ulisse di Omero. Nessuno è l'Uomo, con la sua saggezza, intelligenza e forza. Nessuno è Marco Pannella. E Pannella è Nessuno. Senza alcuna volontà di farne un mito, anzi. Nessuno è un diverso perché è una persona comune. È un uomo, soltanto un uomo. Tutto il contrario del mito. Marco Pannella. Dei radicali si conoscono solo i cliché e gli stereotipi con cui vengono descritti e sono quasi sempre rappresentazioni false o falsate.
Emma Bonino lo sa bene.
Forse non tutti sanno che Emma e i radicali non sono per l'aborto, come si tende erroneamente a semplificare, eppure moltissimi sono convinti di sì. Pier Paolo Pasolini e Pannella parlarono a lungo di questo argomento prima della scomparsa dello scrittore friulano. È sufficiente andare a rileggersi Lettere luterane e quel che si dicevano nel 1974 o nel '75. Tutta la politica di Marco è basata sulla prevenzione, sull'informazione, sulla conoscenza. Contro l'aborto. Le lotte radicali, infatti, sono sempre state impostate in modo da poter sconfiggere la piaga degli aborti clandestini e di massa, dei cucchiai d'oro e delle mammane, dell'aborto per raschiamento o con i ferri da calza.
I radicali si sono sempre battuti per sconfiggere un tale flagello sostenendo le campagne di prevenzione, a favore della pillola, dei profilattici e degli anticoncezionali. Non per l'aborto, quindi, casomai per l'assistenza medica. Che è tutta un'altra cosa, tutto un altro discorso.
Lo stesso ragionamento vale per le droghe. I radicali non sono per la droga. È una distorsione voluta dal potere non-democratico italiano. Siamo antiproibizionisti, cioè riteniamo che la strada finora adottata per sconfiggere una tale piaga sia stata una scelta fallimentare. Emma Bonino ripete sempre che bisogna «regolamentare e legalizzare» per poter battere il fenomeno, disarmare gli spacciatori, sottrarre alla criminalità organizzata e alle mafie questo enorme business, che serve poi anche per finanziare il terrorismo internazionale e il traffico di armi. In Italia, oggi, la droga circola liberamente. Non si tratta infatti di liberalizzare, ma di legalizzare, cioè di porre sotto il controllo dello stato un fenomeno che è liberalizzato
e fuori controllo.
Bisognerà raccontarla, un giorno, la storia del Partito radicale. Questo sconosciuto.
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