
14/09/10
Da La Gazzetta del Mezzogiorno
Pier Luigi Bersani si rimbocca le maniche, ancora più convinto; della necessità di accelerare nella costruzione dell'alternativa di governo. Ma la rotta, tracciata dal leader democratico, non piace ai veltroniani che smentiscono la volontà di fare un gruppo autonomo ma chiedono un chiarimento «preoccupati per il fatto che il Pd ha raggiunto nei sondaggi il suo minimo storico». Il confronto ci sarà oggi, nel coordinamento. Bersani ha vinto il congresso puntando sul Pd come perno di una coalizione del centrosinistra e non ha alcuna intenzione di uscire dallo schema del Nuovo Ulivo. Veltroniani ed ex popolari difendono la vocazione maggioritaria delle origini, temono un'involuzione a sinistra, e additano, sostiene Walter Verini, «all'abbandono dell'ispirazione originaria la ragione principale delle difficoltà» del partito.
Quindi nessun gruppo autonomo sulla scia di Futuro e Libertà ma disagio sì, acuito anche da documenti, come quello dei quarantenni bersaniani, che smantellano una certa impostazione hollywoodiana del Pd. «Se Veltroni ha il prurito di tornare in corsa, partecipi come gli altri alle primarie per la leadership», è l'affondo della Velina Rossa che raccoglie il fastidio dentro la maggioranza per il fatto che, nel giorno del discorso di Bersani a Torino, siano state fatte circolare notizie di rotture e di gruppi autonomi.
Da Reggio Calabria Walter Veltroni smentisce scissioni: «Assolutamente no. Io questo partito ho contribuito a fondarlo in maniera determinante». Ma resta convinto che il Pd deve rimanere il perno centrale nella costruzione di un polo riformista. E' per questo che continuerò nel Pd a dire le mie opinioni. In questo anno e mezzo mi sono battuto e ho detto e fatto cose nell'interesse del Pd». Oggi Bersani riunirà tutti i big, e ricorderà che davanti alla crisi della maggioranza il Pd non può perdere l'occasione storica di chiudere l'era del berlusconismo e tornare al governo. «Il discorso di Bersani - è netta il presidente Rosy Bindi - mette fine al dibattito astratto e autoreferenziale sul ruolo del Pd. Il partito è in campo come una grande forza popolare e nazionale, architrave del cambiamento».
Se il segretario spera di compattare il fronte interno, non è meno faticoso il cammino all'esterno per unire i pezzi del Nuovo Ulivo. Al nuovo appello di ieri, Nichi Vendola risponde con il registro di sempre: «I veti non bisogna né subirli né esercitarli ma io penso che serva una fase di grande coraggio e che il cambiamento non è un'operazione che possa concludersi nel chiuso dei palazzi o della segreteria». Il leader Idv Antonio Di Pietro, da sempre critico verso intese con l'Udc, rinvia alla festa del partito a Vasto mentre tocca al coordinatore della segreteria Pd Maurizio Migliavacca rassicurare Emma Bonino sul fatto che i Radicali restano un interlocutore.
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