
E quattro.
Dopo Pierluigi Castagnetti, Arturo Parisi e Livia Turco un altro big del Pd ha annunciato di voler appendere le onorevoli scarpette al chiodo dello spogliatoio di Montecitorio per uscire dalle scene parlamentari: dopo un ventennio di Camera dei deputati «Uolter» Veltroni non sarà più ai nastri di partenza della prossima legislatura.
Pare quasi che Renzi un suo primo risultato lo abbia ottenuto, e che il rottamatore stia facendo vittime su vittime ancora prima del fatidico 25 novembre, quando il popolo del centrosinistra deciderà chi tra lui, Bersani e Vendola avrà la meglio nel fronte progressista. Adesso gli occhi di tutti sono puntati sugli altri big democrat ancora in campo, e c'è da giurare che dopo il gran gesto di Veltroni qualcosa si muoverà. I pezzi da novanta, quelli che Renzi vorrebbe rottamare e che più danno fiato ai suoi comizi sono, manco a dirlo, in primis Massimo D'Alema e Rosy Bindi, poi Anna Finocchiaro e, un passo più indietro, Franco Marini. Sotto sotto probabilmente il sindaco di Firenze spera che nessun altro di loro si tiri indietro altrimenti la «rottamazione» finirebbe prima di iniziare il 25 novembre - per mancanza di rottamandi. Senza poter più dire «se vinco io questi qua vanno a casa» (indicando la faccia di Veltroni e D'Alema) molti dei suoi principali argomenti si scioglierebbero come neve al sole: tra l'altro qualche giorno fa D'Alema prima aveva fatto trapelare di essere pronto al ritiro dalle Camere, poi «per non darla vinta» a Renzi aveva deciso di non lasciare lo scranno.
Ma torniamo a Veltroni, che ha dato il fatidico annuncio ieri sera in tv partecipando alla trasmissione di Fabio Fazio, Che tempo che fa. «Non mi ricandiderò alle prossime elezioni politiche», ha detto l'ex segretario Pd, spiegando che la decisione «non ha a che fare con Renzi». E anche senza citarlo troppe volte, Veltroni non ha avuto infatti espressioni tenere per il sindaco di Firenze. «A me la -parola rottamazione non piace perché si rottamano le cose, non si possono rottamare le persone, le idee, le storie, i valori, le fatiche che ciascuno ha compiuto». Citando poi alcuni esempi concreti, Veltroni affonda idealmente contro Renzi e i suoi slogan.
«L'importante non è solo la carta d'identità. Vittorio Foa era anziano, ma era uno straordinario innovatore. Fiorito è giovane, ma non è un innovatore. In un Paese in cui nessuno fa mai quello che si è impegnato a fare, io mi sono dimesso e non ho chiesto incarichi. Credo che in questo momento la politica sia ai minimi livelli. La possibilità, e da parte mia il bisogno, di mandare un segnale positivo e dire che la politica può essere anche coerenza».
La decisione di Veltroni è stata commentata con favore dal segretario Bersani, che l'ha avallata e sicuramente avrà tirato un sospiro di sollievo: «Parlamentare o no, Walter rimarrà un protagonista». Come dire, grazie tante accetto. Poco prima il vicesegretario Enrico Letta aveva tentato una difesa d'ufficio: «Convinciamo Walter a ripensarci».
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