
05/10/10
Libero
L'attribuzione del premio Nobel per la Medicina a Robert Edwards, padre della fecondazione assistita, ha destato preoccupazione per le implicazioni etiche della materia. Di «sorpresa» la reazione del Vaticano: «Ritengo che la scelta di Edwards sia completamente fuori luogo, i motivi di perplessità non sono pochi», dichiara Monsignor Ignacio Carrasco de Paula, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. «Di solito i premi Nobel si danno alle persone che aprono le porte della conoscenza. Il professor Edwards sicuramente ha lavorato molto, ma non ha scoperto nulla. La tecnica esisteva già e veniva fatta sugli animali. Il professore ha solo sfondato le barriere dell'etica uccidendo molti embrioni per le sue ricerche».
È del 1978 la nascita della prima bimba in provetta: Louise Brown. Donatella Poretti, senatrice dei Radicali, invita «i bigotti interpreti del bene e del male» a riflettere sull'alto valore scientifico. C'è già chi chiede una modifica della legge 40. «Avere un bambino è la gioia più grande» è sempre stata la risposta di Edwards, 85 anni, alle critiche. E tra le critiche più severe sicuramente quella di Carlo Casini, presidente di Movimento per la vita: «Sono abbastanza addolorato per questo premio, da parte di una commissione che ha dato il Nobel per la pace a Madre Teresa di Calcutta, simbolo di molte Associazioni per la vita. Io l'ho conosciuto Edwards, quando nel 1989 nel Parlamenta Europeo cercavano di dare a tutti gli Stati membri delle linee guida comuni sulla materia. Il problema è definire cosa è la vita, cosa è un bambino. Si parla di 4 milioni di bambini nati grazie alla fecondazione artificiale, ma non si dice che per permettere queste nascite ne sono morti centinaia di milioni».
«È un premio con luci e ombre», commenta Eugenia Roccella, sottosegretario alla Salute. «Le luci sono i bambini, le ombre riguardano il come viene normato tutto questo. Non viene criminalizzata la tecnica, il problema nasce da come la politica dei diversi Paesi la applica. La, scoperta ha aperto la questione antropologica, perché ha separato per la prima volta l'aspetto genitoriale dalla procreazione. I rischi di un'applicazione selvaggia sono che il bambino sia ridotto a un oggetto. All'estero si producono embrioni in laboratorio e poi crioconservati in scatole come fossero pomodori. Io mi auguro che ora i giudici non intervengano in modo invasivo verso una legge come la 40 che è saggia, perché ha permesso in Italia la nascita di 10mila bambini, senza però le ricadute più pericolose».
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