
PIEVE DI CENTO (Bologna) Sul palco si presenterà con un paio di sneaker fiammeggianti «Le mie dimissioni non sono state accettate e quindi posso ancora portare le scarpe rosse.E il giubbotto di pelle».
Battuta a sfondo papale, senza cattiveria, che svela un Vasco rinato e pronto a tornare in scena a due anni dal tour interrotto (e a un anno da una breve riapparizione live in Puglia) per la brutta malattia che lo aveva colpito l’estate del 2011 e che aveva dato fiato alle profezie più pessimiste. «Ho passato un periodo duro. Avevo interrotto il Kom tour per cause di forza maggiore. Dico che non mi piace lasciare le cose a metà, ma è una scusa: in realtà volevo tornare su un palco». Sette stadi: quattro show a Torino (debutta il 9 giugno) e tre a Bologna.
Le dimissioni da rockstar, il basta alla grandeur... Qualche fan è rimasto perplesso all’annuncio degli stadi, qualcuno si aspettava un Vasco diverso, qualcuno si è sentito preso in giro. «Questa esperienza mi ha fatto tornare la curiosità - racconta -. Mi ero rotto di tutto, avevo avuto tutto... Volevo tornare a essere il Vasco che scrive canzoni e basta, senza quel ruolo di rockstar fatto di gesti e altro. Non so ancora che farò dopo, ma voglio morire su un palco e non in un letto di ospedale».
Ci era andato vicino. «L’n settembre 2012 ho avuto una pesante ricaduta - si apre senza pudori -. Il batterio che mi aveva attaccato era arrivato a una valvola del cuore. Ho passato due giorni senza conoscenza nel reparto cura intensiva. La riabilitazione è stata dura: faticavo a muovermi, non riuscivo a mangiare da solo». Riassume la cartella clinica con una storiella, gesto scaramantico incluso. «Il batterio è lo stesso che ha ucciso 200 anni fa Johnnie Walker, quello del whisky. Diede un calcio a un forziere e tagliandosi si infettò. Per fortuna oggi ci sono gli antibiotici».
In quei mesi di disperazione si era buttato su Internet. Facebook, i clippini, i post a ruota libera che lo avevano fatto litigare con tutti (pure i compagni di band) e su tutti i temi, droga, sicurezza stradale, cure per il cancro... «Facebook è stato un vero compagno di vita. Ho iniziato per gioco e ho scoperto un divertente bar virtuale che ti mette in comunicazione con tanta gente. Stavo attaccato al computer di continuo. Mio figlio mi chiedeva di staccarmi almeno a tavola. Era diventata una dipendenza».
La malattia fisica lo aveva provato anche nello spirito. «Ho pensato al suicidio tante volte, ma chi non lo pensa... - confessa -. Mi è tornata la voglia di vivere. Oh, non ho visto la luce nella fede, lì sono sempre uguale. Ora colgo un aspetto in più anche nelle cose semplici. Sono un uomo nuovo».
La scaletta non sarà molto diversa da quella del 2011. Il concerto partirà con la nuova «L’uomo semplice», ma Vasco vuole mettere l’accento su alcuni passaggi. Anzi su alcuni testi. «Ci sono pezzi di carattere sociale che sono incredibilmente di attualità nonostante abbiano 20 anni. Quando scrissi "Gli spari sopra" sentivo già l’arroganza e il disprezzo del potere. Non era un invito a delinquere, ma era indice di una rabbia della gente che poi si è espressa col successo di Grillo». Radicale convinto, non ha cambiato schieramento. «Sembra che i 5 Stelle siano già finiti. Speravo si mettessero a risolvere i problemi dell’Italia, invece hanno continuato col "tutti a casa". Io avrei fatto qualche distinzione, il Pd non è uguale al Pdl, e un accordo lo si poteva trovare. Si è persa un’occasione buona». Chi è l’Alfredo su cui scaricare le colpe? Sorride, fa un tiro della sua sigaretta elettronica e va in sala prove dove la band ha già attaccato la spina e picchia duro.
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