
L'amministrazione Obama ha bocciato il discusso progetto del maxi oleodotto Keystone XL, uno dei più lungi degli Stati Uniti (XL sta per extra-large), che la compagnia TransCanada aveva chiesto di realizzare per trasportare il petrolio estratto nei giacimenti del Canada per oltre 2.700 chilometri fino alle raffinerie texane nel Golfo del Messico. L'azienda canadese avrà comunque la possibilità di presentare un'altra richiesta con un percorso alternativo, fuori dalle zone protette che hanno provocato il sollevamento degli ecologisti, ma ci vorrà del tempo. Il no segna una vittoria per gli ambientalisti americani, contrari alla costruzione dell'oleodotto fin dall'inizio, preoccupati in particolare per i fragili equilibri naturali nel Nebraska. Il caso del Keystone XL stava diventando sempre più delicato per Barack Obama, in piena campagna elettorale per le presidenziali del 6 novembre. Nella legge che prorogava gli sgravi fiscali sui prelievi in busta paga, approvata in extremis a dicembre, era stata inserita una clausola che imponeva al presidente di rispondere alla richiesta canadese entro il 21 febbraio. La decisione ha enormi ripercussioni politiche. Da una parte sono schierati i gruppi ambientalisti, che lo scorso novembre organizzarono una catena umana di protesta intorno alla Casa Bianca, dall'altra le aziende del settore energetico e i sindacati che vedono nel progetto da sette miliardi di dollari della compagnia canadese un'occasione per creare nuovi posti di lavoro in un momento di crisi economica.
© 2012 La Repubblica. Tutti i diritti riservati