
È guerra aperta, negli Usa, ai cartelli messicani del narcotraffico, responsabili dell'80% della droga che entra nel Paese e che in quattro anni hanno causato la morte di oltre 40 mila persone. Gli Stati Uniti hanno schierato sul campo nuovi agenti Cia e personale militare a riposo, mentre è allo studio la possibilità di integrare contractor di agenzie private in un'unità speciale della polizia antidroga messicana. Un'accelerazione che arriva tre anni dopo l'avvio di un programma di cooperazione con il Messico contro i narcotrafficanti, finanziato con 1,4 miliardi di dollari. Da allora gli Usa hanno addestrato 4.500 nuovi agenti e fornito assistenza in attività di intelligente e attrezzature sofisticate, compresi elicotteri e droni. Un impegno che ha consentito di assicurare numerosi boss alla giustizia - l'ultimo Josè Antonio «El Diego» autore di 1.500 omicidi e uno dei criminali più ricercati - e consentito di coordinare l'azione anche nelle zone più «calde», come Durango, dove ogni giorno vengono ritrovati cadaveri mutilati e frequentemente si scoprono fosse comuni. E dove, dice la polizia, «sono necessarie armi da guerra come moderni razzi anticarro».
© 2011 La Stampa. Tutti i diritti riservati