
Un emendamento bipartisan alla Finanziaria per salvare Radio radicale dalla chiusura. Lo hanno sottoscritto 202 senatori per chiedere il rinnovo della convenzione tra l'emittente e il ministero dello Sviluppo economico. Che, tradotto in cifre, significa 10 milioni di euro lordi in tre anni.
A spiegare l'esigenza dell'emendamento sono stati Emma Bonino, Marco Pannella e il direttore dell'emittente radiofonica, Massimo Bordin, in una conferenza stampa alla Camera. «Facciamo un appello al governo per non oscurare il servizio pubblico che Radio radicale fa da trent'anni» ha detto Bonino. Nonostante i contatti «rassicuranti» avuti dal ministro Claudio Scajola a settembre, ha continuato, nel testo della finanziaria, uscito dal Consiglio dei ministri e ora all'esame di Palazzo Madama, manca la voce di bilancio per rifinanziare Radio radicale. Da qui la necessità di un emendamento. Un provvedimento «preventivo» – la convenzione scadrà il 21 novembre – che i radicali sperano possa essere approvato in commissione e che prevede una copertura triennale di 10 milioni di euro lordi ottenuta tramite un taglio indifferenziato delle voci contenute nella tabella C della Finanziaria (quella degli stanziamenti autorizzati in relazione a disposizioni di legge) tranne quella per la ricerca e l'innovazione .
A difendere le sorti della radio i vicepresidenti al Senato: «Ho firmato perché ho sempre apprezzato l'apertura verso tutti gli schieramenti» ha detto Domenico Nania (Pdl). Sulla stessa lunghezza d'onda Vannino Chiti (Pd): «Per i cittadini é un importante strumento di informazione sulle attività parlamentari e per sapere come i rappresentanti agiscono nelle istituzioni nazionali e locali». A dare il suo appoggio anche Francesco Rutelli: «Ci manca solo che chiuda Radio radicale! Il panorama informativo del nostro paese sarebbe veramente nei guai».
Unica voce fuori dal coro è quella del capogruppo del Pdl in Vigilanza Rai Alessio Butti: «Da undici anni, quando sono iniziati i programmi di Gr Parlamento, Radio Radicale è un "doppione" e come tale viene meno la necessità del suo finanziamento da parte dello Stato». Netta la risposta di Pannella: «Sfido Butti a pubblico confronto».
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