
Sembrava una scivolata di Obama, e molti attendevano la sce' na dei repubblicani pronti ad azzannare l'incauto presidente democratico. Ma l'uscita sui matrimoni gay non ha provocato il prevedibile sconquasso. L'ala repubblicana più intransigente e ancorata alla difesa arcigna dei «valori» della tradizione ha gridato allo scandalo, ma Mitt Romney ha reagito con inaspettata mansuetudine, fino a dirsi addirittura favorevole alle adozioni gay. Ecco, in Italia un conflitto così soffice sarebbe impensabile.
Perciò la proposta di Bersani di scongelare l'ipotesi di una legge che riconosca le coppie gay suscita nei suoi antagonisti un'apprensione acuta, peraltro sconosciuta proprio nel mondo moderato, conservatore, più ostile al «disordine» che una legge del genere sembrerebbe destinata a creare. Il conservatore Cameron, anzi, di leggi che sancissero l'unione civile tra coppie dello stesso sesso si è fatto esplicitamente promotore. Dopo lo scossone di Zapatero, le manifestazioni oceaniche inscenate dai cattolici a Madrid, l'oltrepassamento di una frontiera che in Italia sembrava davvero inavvicinabile, i Popolari al governo non appaiono così smaniosi di smantellare il lascito zapateriano. In Germania Angela Merkel non è favorevole alle coppie gay, ma non è nemmeno disposta ad alzare barricate per impedirne il riconoscimento. In Francia i celeberrimi Pacs sono un terreno accettato sia dalla sinistra che dalla destra moderata dell'ex presidente Sarkozy. In Italia no. In Italia serbiamo ancora memoria di ciò che accadde con i Dico proposti nell’era breve del secondo governo Prodi. Con il centrodestra al potere, le voci per un riconoscimento delle coppie di fatto, eterosessuali e omosessuali, sono minoritarie e ogni volta sovrastate dal coro indignato di chi mai e poi mai si direbbe disposto a deflettere dagli irremovibili principi di una morale tradizionale che ripudia ogni atto di convivenza non santificato da un vincolo matrimoniale.
A differenza di ciò che avviene in molte altre nazioni, in Italia lo scontro sulle coppie di fatto, e sul riconoscimento di quelle gay in particolare, appare una linea divisoria ancora molto forte che separa i due schieramenti. Voci cattoliche perplesse sulle coppie di fatto sono presenti nel centrosinistra, da Rosy Bindi alla maggioranza degli ex Popolari. Nel Terzo polo la divaricazione è invece netta tra l’anima democristiana e quella decisamente più «laicista » di Fini. E voci nient’affatto ostili con veemente contrarietà ideologica alle coppie di fatto affiorano anche nel centrodestra, da Renato Brunetta e Mara Carfagna. Ma i due grandi blocchi coincidono più o meno con il bipolarismo conosciuto negli anni di questa agonizzante Seconda Repubblica. In altri Paesi in cui il bipolarismo è una costante sperimentata nei decenni ed è più forte che da noi, il tema delle coppie gay non è così incandescente e «divisivo». Nell’Italia che conosce un bipolarismo debole, le coppie gay sono quasi un tabù impronunciabile. E se si esclude l’area laica e radicale che su questi temi si muove con una familiarità culturale sconosciuta a una sinistra di provenienza comunista storicamente meno attenta alla tutela dei diritti civili, nel Pd si fa fatica a scivolare su un terreno fatalmente destinato a creare attriti e tensioni con i vertici della Chiesa cattolica. Ora però, i cambiamenti irreversibili della mentalità e del costume sembrano finalmente aver aperto una breccia anche nel riluttante Partito democratico. Che alcuni diritti minimi, dalla pensione di reversibilità al subentro nei contratti di affitto fino alla possibilità per il convivente di avere voce in capitolo nelle cure del «compagno» in difficoltà sanitarie, debbano essere riconosciuti, sembra acquisito nel modo di pensare della società civile. E non è detto che anche proposte più audaci, fino alla codificazione del matrimonio gay, sarebbero necessariamente accolte con diffidenza dalla maggioranza del popolo italiano. Ora, dopo un periodo di silenzio e di imbarazzo, questi temi rientrano nell’agenda politica con la proposta di Bersani. In Italia sarà scandalo. Altrove non lo è: una specialità nazionale.
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