
03/09/10
Corriere della Sera
Prendendo spunto dall'appello di Pietro Ichino per il collegio uninominale, tre storici sostenitori dei referendum elettorali (Augusto Barbera, Arturo Parisi e Mario Segni, nella foto) invitano il comitato ad avanzare una proposta precisa. I tre affermano che «pur non avendo sottoscritto il manifesto, il nostro impegno - ahinoi pluridecennale per la riforma delle istituzioni ci induce ad appoggiare ogni iniziativa che persegua questo obiettivo. Puntare al maggioritario di collegio è sacrosanto».
Tuttavia «se la battaglia rimane generica e non indica gli strumenti e le modalità per raggiungere il risultato, non basta, anzi rischia di essere addirittura controproducente rispetto alla esigenza di mobilitare i cittadini per una riforma della legge elettorale. La genericità può portare a dissidi e divergenze e i cittadini non resisterebbero allo spettacolo di promotori che si scontrano e si dividono».
Ed ecco il passaggio chiave: «Pur condividendo l'obiettivo del comitato, suggeriamo che esso passi rapidamente alla formulazione di una proposta precisa e alla enunciazione di una strategia, dichiarando sin d'ora che, appena ciò avverrà, saremo i primi a sostenerla». Barbera, Parisi e Segni si domandano a che cosa serva un'iniziativa del genere se non formula una proposta precisa. Ed ecco la risposta che offrono al dibattito. «Alcuni di noi, e molti di quelli che hanno sottoscritto l'appello fanno notare, hanno depositato in Parlamento una proposta di legge per reintrodurre il Mattarellum
Hanno aderito centinaia di parlamentari. È una proposta di legge di un solo articolo, scelta anche per la sua semplicità. Non è una proposta studiata per sconfiggere l'avversario, anzi è basata su un meccanismo che ha consentito ad ambedue gli schieramenti di vincere». Non solo. A loro giudizio è bene che vengano avanzate «proposte diverse, sempre rivolte al collegio uninominale maggioritario. Quello che conta è che si scelga e si inizi una battaglia su una proposta precisa». Insomma, la loro conclusione è che «l'esigenza di superare la legge attuale è così forte che ci sembra impossibile che con essa venga eletto un nuovo Parlamento; ne deriverebbe un danno gravissimo per la legittimazione della rappresentanza. Il tempo a nostra disposizione è sempre minore. Non possiamo permetterci il lusso di perderne altro in dibattiti generali».
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