
Tre donne, sorridenti e mano nella mano, hanno sconfitto Nicolas Sarkozy e la destra francese. Martine Aubry (socialista), Cécile Duflot (verdi) e Marie-George Buffet (comunista) sono oggi l'immagine femminile di una sinistra unita che assapora il gusto dell'alternanza e si prepara alla conquista dell'Eliseo, nel 2012. Ci sarebbe una quarta donna nel quadretto, trionfante nella sua regione con il 6o per cento, ma è Ségolène Royal e si sa che corre sempre per conto suo.
Il secondo turno delle elezioni regionali in Francia ha confermato il larghissima misura i risultati e i dati politici del primo.
Le liste della sinistra unita (socialisti, verdi, comunisti) conquistano il 54,3 per cento dei suffragi, mentre la destra si ferma al 36,1: è il più grande scarto fra destra e sinistra nelle elezioni francesi. Il partito verde, Europa ecologia, è il terzo partito di Francia. Il secondo dato è l'astensione massiccia (49,3 per cento, pur inferiore al 53,6 del primo turno). Il terzo è il successo e il radicamento del Fronte Nazionale di Jean-Marie Le Pen (presente in dodici consigli regionali, con punte del 20 per cento nella Provenza e nelle regioni del Nord).
L'onda rosa-verde conquista quasi tutte le regioni. Ne governava 20 su 22 nel 2004 (oltre a due dipartimenti d'oltremare), vince in 21, strappando alla destra anche la Corsica, la regione che nel 2007 aveva dato oltre il 6o per cento dei voti a Sarkozy. Non c'è stato l'annunciato grande slam, anche perché il dissidente socialista George Fréche (eletto presidente del Languedoc-Roussillon) non viene conteggiato politicamente nel successo della «gauche».
La destra sarkozista si consola con la conservazione di una roccaforte, l'Alsazia, e con il buon risultato (45 per cento) nell'Ile-de-France, ma è troppo poco per attenuare il senso di una «Waterloo elettorale» che traspare dai musi lunghi e dalle dichiarazioni di circostanza di molti esponenti dell'Ump, il partito neogollista.
L'umiliazione è stata pesante anche per la ventina fra ministri e sottosegretari messi in lista e mandati allo sbaraglio. La sconfitta è stata ammessa senza riserve, in diretta televisiva, dal primo ministro, Francois Fillon, del quale si escludono nell'immediato le dimissioni. Fillon vedrà oggi stesso il presidente all'Eliseo per esaminare i risultati e discutere un eventuale rimpasto di governo.
Le «tre grazie» dell'opposizione si sono presentate una dopo l'altra sui teleschermi delle varie reti, confermando innanzi tutto la volontà di consolidare l'alleanza fra le forze di sinistra e verdi. «Abbiamo fatto accordi trasparenti, il messaggio degli elettori è un chiaro invito a continuare su questa strada. La nostra forza è come una palla di neve che cresce nel movimento e nell'opinione pubblica», ha detto la giovanissima leader dei verdi, Cécile Duflot.
Per la comunista, Marie-George Buffet, i francesi «hanno chiesto al presidente di mettere fine a riforme regressive e alla politica antisociale».
Dello stesso tono, Martin Aubry, la presidente del partito socialista che vede crescere le sue ambizioni di candidatura all'Eliseo: «Una grande vittoria che ci impegna ad essere più che mai attenti alle speranze e alle sofferenze dei francesi», ha detto nel quartiere generale di via Solferino, fra centinaia di militanti in festa. Dopo anni di sconfitte e umiliazioni, il partito socialista, che soltanto un anno fa sembrava condannato all'estinzione (16 per cento alle europee) riprende vigore e fiducia.
Molto dipenderà dalla coesione interna e dalla forza di una leadership tutta al femminile che potrebbe essere minacciata dai vecchi leader (Fabius, Hollande, Strauss Kahn) e dall'irriducibile Ségolène che già si prepara alle «primarie» del partito.
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