
Giuridicamente non è una novità. L'accertamento in base alle spese fatte, in base a quello che si è sempre chiamato "tenore di vita" è sempre esistito nel nostro ordinamento. Col tempo è cambiata l'ampiezza delle spese che possono costituire elemento di presunzione della entità del reddito. Oggi non solo l'amministrazione individua un arco di spese più ampio rispetto a quelle tradizionalmente tipiche dell'accertamento induttivo, ma fa un passo innanzi nella direzione della collaborazione col contribuente sia in fase preventiva, chiedendogli di fornire chiarimenti e di integrare con i dati in suo possesso le informazioni a disposizione degli uffici, sia in un'eventuale seconda fase per definire con adesione la ricostruzione del reddito presumibile. Ma, e questa è la più grossa novità, arriva anche il Redditest, uno strumento a disposizione dei contribuenti che possono verificare se il proprio reddito dichiarato è coerente con le spese sostenute.
Cerchiamo di valutare quali sono gli effetti di queste (apparenti) novità. Gli obiettivi possono essere due: un miglioramento negli accertamenti, un passo innanzi nella lotta all'evasione; un migliore rapporto col contribuente dal punto di vista della collaborazione. Il problema è prima di tutto di costume perché dal punto di vista dell'ordinamento non cambia molto. La spesa rimane indizio di reddito, da provare da parte dell'amministrazione, fino a prova contraria in un rapporto che non vuole essere contenzioso ma di collaborazione. L'arco delle spese oggi individuate come indizio di reddito è ampliato di molto. Ma per ogni contribuente le spese sono ben delimitate.
Ognuno può sapere che probabilità vi sono di un accertamento induttivo in base alle spese che possono essere conosciute dall'amministrazione. Ma occorre che questa sia in grado di conoscerle e non solo di classificarle (magari facendo riferimento alla famiglia che non è soggetto tassabile ai fini Irpef). Sicché ancora una volta il problema è di organizzazione dell'amministrazione. Il comportamento del contribuente può cambiare in base alla probabilità che le sue spese siano conosciute o conoscibili dall'amministrazione. Tanto più che non c'è un obbligo di dichiarare le spese rilevanti (come era previsto al momento della riforma del 1973) che oggi vengono ritenute indizio di spesa. Se si tratti di politica apparente o effettiva saranno i fatti a dimostrarlo. Non so se possano cambiare i comportamenti se non cambia molto dal punto di vista delle conseguenze effettive. Io non vedo questa folla di gente che va a verificare la rispondenza del reddito alle proprie spese, né la minaccia di sanzioni (che non avrebbero fondamento). È una apprezzabile sollecitazione psicologica, cioè di costume. E da questo punto di vista ogni passo innanzi verso la collaborazione e la buona fede è da considerarsi apprezzabile, in quanto principio che informi tutto l'ordinamento.
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