
Anche le multe sono fatte a scale: c'è la città dove il loro numero scende e quella in cui sale. E dove c'è stato il record un anno può esserci un crollo nel successivo. Succede per tanti motivi, su cui è impossibile indagare bene: riguardo alle attività delle polizie locali, non esistono statistiche complessive sul numero di infrazioni accertate, ma solo sul gettito potenziale che portano in cassa. Forse un lapsus freudiano, che rivela la preoccupazione prevalente della politica. Così non si riesce nemmeno a sapere esattamente se sia affidabile la classifica europea che vede l'Italia solo al quintultimo posto per severità: 25 multe ogni mille abitanti (in testa c'è l'Olanda con quasi 600).
Ma nella percezione di tanti le multe sono troppe. Così sono nati comitati di protesta, i candidati sindaci hanno promesso sanatorie più o meno fattibili e così via. È anche una questione di "qualità" delle multe: la gente non percepisce l'utilità della repressione se chi la fa non è in grado di dimostrare dati alla mano che con essa ha aumentato la sicurezza e in quali vie. Non solo: anche chi prende una sola multa la sente pesare come se fossero di più, perché deve districarsi tra regole e cavilli che cambiano in continuazione. Sui comportamenti da tenere in strada come su pagamenti e ricorsi. Prossimi cambiamenti necessari: semplificazione e trasparenza.
© 2011 Il Sole 24 Ore. Tutti i diritti riservati