
27/04/10
Liberal
Non c’è pace per Renata Polverini e non c’è pace per la tormentata regione Lazio. Dopo i pasticci della mancata presentazione delle liste e una sofferta campagna elettorale la giunta varata dal neogovernatore mostra già la fragilità d’un equilibrio precario. Equilibrio su cui pesano gli oneri compensativi per la mancata corsa elettorale degli esponenti Pdl ma anche i riflessi dello scontro di giovedì scorso tra il premier Silvio Berlusconi e il presidente della Camera Gianfranco Fini.
Da quell’ordalia infatti i neo-berlusconiani già in quota al presidente della Camera - oltre la stessa Polverini avrebbero guadagnato il premio di una rappresentanza in giunta per ristabilire i nuovi equilibri sopraggiunti col terremoto nel Pdl. Una scelta che genera da un lato lo sfilarsi dell’Udc dalla giunta - risposta naturale alla revoca dell’accordo elettorale che prevedeva per il partito di Casini la vice presidenza della Regione e almeno tre assessorati - dall’altro la dura reazione di ambienti berlusconiani romani, che parlano addirittura di epurazione dei moderati di Forza Italia di Roma e Provincia.
Per quanto riguarda la questione Udc finora da parte della Polverini sono arrivate solo parole di circostanza: «È evidente che la giunta non poteva soddisfare tutte le esigenze. Di cose da fare nella regione ce ne sono tante e chi ha voglia credo possa trovare uno spazio. C’è un impegno da parte mia a
coinvolgere tutte le persone escluse dalla lista del Pdl che hanno dato un contributo in campagna elettorale. Ho voluto l’Udc nella coalizione che mi ha sostenuto, ho difeso l’accordo quando qualcuno ha cercato di metterlo in discussione. Quindi credo che, nell’ambito dei buoni rapporti politici e amicali che mi legano al partito di Pier Ferdinando Casini, ci siano tutte le condizioni per una ricomposizione».
L’auspicio della Polverini è insomma che la situazione con l’Udc possa arrivare ad una conclusione positiva nelle prossime settimane in nome della buona volontà e dei buoni sentimenti.
Gianni Alemanno usa gli stessi toni prepolitici: «Che l’Udc sia, per il momento, escluso dalla giunta Polverini alla quale darà un appoggio esterno mi dispiace e dispiace anche al presidente Polverini. Spero che quanto prima si possa risolvere perché quella con l’Udc è un’alleanza importante per il centrodestra romano».
Parole, speranze. Ma di concreto si profila una questione centrista e cattolica nella giunta Polverini. Che questo sia il quadro lo dimostra, oltre all’esclusione dell’Udc, il fatto che il candidato più votato nel centrodestra - Olimpia Tarzia, un’esperienza nella lista antiabortista di Giuliano Ferrara e presente nella lista civica che ha appoggiato la Polverini - resta letteralmente al palo; nessun incarico in giunta per lei. «La coalizione "Dio, Regione e famiglia", che ha vinto le ultime elezioni regionali del Lazio, è già un lontano ricordo ironizza Massimiliano Iervolino, membro della giunta di Radicali Italiani - la loro presunta moralità si frantuma al primo ostacolo, non hanno litigato su questioni importanti come la sanità, i rifiuti ed il lavoro, ma sulla spartizione dei posti in Giunta». In effetti con l’esclusione dell’Udc dalla giunta regionale del Lazio, esce definitivamente di scena la componente cattolica della coalizione che ha vinto le elezioni un mese fa. «Le logiche dettate dal manuale Cancelli - infierisce ancora l’opposizione per bocca di Gianfranco Zambelli, consigliere Pd del Comune di Roma, hanno imposto alla neo governatrice scelte tutt’altro che coerenti con quanto è stato annunciato durante la campagna elettorale. E a farne le spese sono stati proprio coloro che avevano creduto in questo progetto. Prima Olimpia Tarzia e le sue note battaglie a favore della vita e della famiglia e poi la rappresentanza dell’Udc: l’illusione dei cattolici di far valere le proprie posizioni nell’esecutivo regionalefinisce ancor prima di cominciare».
Ma non sono scelte a costo zero. Se infatti dovesse essere confermata la soluzione dell’appoggio esterno i sei eletti dell’Udc al consiglio regionale del Lazio potrebbero dare battaglia su molti delicati passaggi della legislatura, incrociando il disagio di qualche esponente del Pdl vicino e di uomini di Gianfranco Fini, anche loro fortemente penalizzati dalla riffa politica della composizione della giunta. Gli esponenti centristi fanno già sapere che valuteranno di volta in volta le posizioni da prendere rispetto agli ordini del giorno che si troveranno innanzi.
Come si accennava però i problemi per la nuova giunta non vengono solo dal centro, vengono anche da destra. Le correnti romane del Pdl sono in subbuglio. Soprattutto quelle vicine all’area moderata berlusconiana. Moderati che ora vedrebbero penalizzato il loro spazio nella giunta dove invece figurano massicciamente esponenti riconducibili al mondo di An transitato in quota berlusconiana dopo il sisma di giovedì scorso: Francesco Lollobrigida alla Mobilità e ai Trasporti; Luca Malcotti alle Infrastrutture e Lavori
pubblici; Antonio Cicchetti, alla cultura, Pietro Di Paoloantonio alle Attività produttive e rifiuti. Su quest’ultimo peraltro grava anche la polemica sul vizio nepotista della cordata Polverini, essendo Di Paolantonio marito della deputata Barbara Saltamartini, esponente Pdl in quota Alemanno. Un capitolo questo del familismo che s’era già aperto in campagna elettorale anche a proposito della presenza nel listino blindato del candidato governatore di Isabella Rauti, consorte del sindaco Alemanno. «Vorremmo sapere - protesta il senatore De Lillo - come mai l’indicazione del presidente Berlusconi di inserire nella giunta Polverini esponenti dell’area moderata non sarebbero state seguite e al contrario la dirigenza romana e regionale, assente in campagna elettorale, ora nominerebbe la compagine dell’esecutivo regionale con logiche correntizie».
Stessa musica dal vice capogruppo Pdl in Campidoglio, Luca Gramazio: «Purtroppo la formazione della giunta Polverini è in controtendenza con le indicazioni del presidente Berlusconi in campagna elettorale. Questo perché le indicazioni fornite dai vertici locali del Pdl fanno pensare più ad una scelta tesa a difendere rendite di posizione di taluni potentati». Potentati di cui secondo queste ricostruzioni sarebbe appunto stata premiata la sopraggiunta fedeltà a Berlusconi favorita dagli ex colonnelli del presidente della Camera dopo lo strappo di giovedì scorso, quando Fini è stato appunto lasciato a se stesso. Insomma se è vero che la neogovernatrice del Lazio avrebbe ricevuto pressioni da parte di Berlusconi di ridimensionare i finiani è anche vero che la soddisfazione di questa richiesta non ha premiato gli uomini storici del Cavaliere ma gli acquisiti. Ma non sono solo gli ex forzisti appunto a lamentarsi; lo stesso Gianfranco Fini infatti avrebbe chiamato il sindaco di Roma Gianni Alemanno per mostrare il disappunto sulla mancata nomina in giunta di Pierfrancesco Dauri, uomo vicino al presidente della Camera e già eliminato dal listino della Polverini. In sostanza sarebbero comunque sei gli assessori ex Forza Italia: Giuseppe Emanuele Cangemi (Enti locali e Sicurezza), Francesco Battistoni (Politiche agricole), Fabio Armeni (Urbanistica e Territorio), Fabiana Santini (Arte, Sport e Politiche giovanili), Stefano Zappalà (Turismo e Made in Lazio) e Marco Mattei (Ambiente).
In quota Polverini sarebbero Stefano Cetica (Bilancio) e Mariella Zezza (Lavoro, Politiche sociali e Famiglia). Alla Destra di Storace va l’assessorato alla Casa, Tutela dei consumatori e terzo settore, dove siederà Teodoro Buontempo. Restano comunque ancora due assessorati disponibili, quello al Personale, non assegnato, e almeno una delle deleghe accorpate ai 13 assessori. La Sanità farà capo alla Polverini.
Una porta stretta per far entrare l’Udc queste caselle ancora vuote? Le intenzioni definitive dei centristi saranno più chiare venerdì prossimo dopo la riunione tra i vertici nazionali del partito con i dirigenti dell’Udc del Lazio.
Da quell’ordalia infatti i neo-berlusconiani già in quota al presidente della Camera - oltre la stessa Polverini avrebbero guadagnato il premio di una rappresentanza in giunta per ristabilire i nuovi equilibri sopraggiunti col terremoto nel Pdl. Una scelta che genera da un lato lo sfilarsi dell’Udc dalla giunta - risposta naturale alla revoca dell’accordo elettorale che prevedeva per il partito di Casini la vice presidenza della Regione e almeno tre assessorati - dall’altro la dura reazione di ambienti berlusconiani romani, che parlano addirittura di epurazione dei moderati di Forza Italia di Roma e Provincia.
Per quanto riguarda la questione Udc finora da parte della Polverini sono arrivate solo parole di circostanza: «È evidente che la giunta non poteva soddisfare tutte le esigenze. Di cose da fare nella regione ce ne sono tante e chi ha voglia credo possa trovare uno spazio. C’è un impegno da parte mia a
coinvolgere tutte le persone escluse dalla lista del Pdl che hanno dato un contributo in campagna elettorale. Ho voluto l’Udc nella coalizione che mi ha sostenuto, ho difeso l’accordo quando qualcuno ha cercato di metterlo in discussione. Quindi credo che, nell’ambito dei buoni rapporti politici e amicali che mi legano al partito di Pier Ferdinando Casini, ci siano tutte le condizioni per una ricomposizione».
L’auspicio della Polverini è insomma che la situazione con l’Udc possa arrivare ad una conclusione positiva nelle prossime settimane in nome della buona volontà e dei buoni sentimenti.
Gianni Alemanno usa gli stessi toni prepolitici: «Che l’Udc sia, per il momento, escluso dalla giunta Polverini alla quale darà un appoggio esterno mi dispiace e dispiace anche al presidente Polverini. Spero che quanto prima si possa risolvere perché quella con l’Udc è un’alleanza importante per il centrodestra romano».
Parole, speranze. Ma di concreto si profila una questione centrista e cattolica nella giunta Polverini. Che questo sia il quadro lo dimostra, oltre all’esclusione dell’Udc, il fatto che il candidato più votato nel centrodestra - Olimpia Tarzia, un’esperienza nella lista antiabortista di Giuliano Ferrara e presente nella lista civica che ha appoggiato la Polverini - resta letteralmente al palo; nessun incarico in giunta per lei. «La coalizione "Dio, Regione e famiglia", che ha vinto le ultime elezioni regionali del Lazio, è già un lontano ricordo ironizza Massimiliano Iervolino, membro della giunta di Radicali Italiani - la loro presunta moralità si frantuma al primo ostacolo, non hanno litigato su questioni importanti come la sanità, i rifiuti ed il lavoro, ma sulla spartizione dei posti in Giunta». In effetti con l’esclusione dell’Udc dalla giunta regionale del Lazio, esce definitivamente di scena la componente cattolica della coalizione che ha vinto le elezioni un mese fa. «Le logiche dettate dal manuale Cancelli - infierisce ancora l’opposizione per bocca di Gianfranco Zambelli, consigliere Pd del Comune di Roma, hanno imposto alla neo governatrice scelte tutt’altro che coerenti con quanto è stato annunciato durante la campagna elettorale. E a farne le spese sono stati proprio coloro che avevano creduto in questo progetto. Prima Olimpia Tarzia e le sue note battaglie a favore della vita e della famiglia e poi la rappresentanza dell’Udc: l’illusione dei cattolici di far valere le proprie posizioni nell’esecutivo regionalefinisce ancor prima di cominciare».
Ma non sono scelte a costo zero. Se infatti dovesse essere confermata la soluzione dell’appoggio esterno i sei eletti dell’Udc al consiglio regionale del Lazio potrebbero dare battaglia su molti delicati passaggi della legislatura, incrociando il disagio di qualche esponente del Pdl vicino e di uomini di Gianfranco Fini, anche loro fortemente penalizzati dalla riffa politica della composizione della giunta. Gli esponenti centristi fanno già sapere che valuteranno di volta in volta le posizioni da prendere rispetto agli ordini del giorno che si troveranno innanzi.
Come si accennava però i problemi per la nuova giunta non vengono solo dal centro, vengono anche da destra. Le correnti romane del Pdl sono in subbuglio. Soprattutto quelle vicine all’area moderata berlusconiana. Moderati che ora vedrebbero penalizzato il loro spazio nella giunta dove invece figurano massicciamente esponenti riconducibili al mondo di An transitato in quota berlusconiana dopo il sisma di giovedì scorso: Francesco Lollobrigida alla Mobilità e ai Trasporti; Luca Malcotti alle Infrastrutture e Lavori
pubblici; Antonio Cicchetti, alla cultura, Pietro Di Paoloantonio alle Attività produttive e rifiuti. Su quest’ultimo peraltro grava anche la polemica sul vizio nepotista della cordata Polverini, essendo Di Paolantonio marito della deputata Barbara Saltamartini, esponente Pdl in quota Alemanno. Un capitolo questo del familismo che s’era già aperto in campagna elettorale anche a proposito della presenza nel listino blindato del candidato governatore di Isabella Rauti, consorte del sindaco Alemanno. «Vorremmo sapere - protesta il senatore De Lillo - come mai l’indicazione del presidente Berlusconi di inserire nella giunta Polverini esponenti dell’area moderata non sarebbero state seguite e al contrario la dirigenza romana e regionale, assente in campagna elettorale, ora nominerebbe la compagine dell’esecutivo regionale con logiche correntizie».
Stessa musica dal vice capogruppo Pdl in Campidoglio, Luca Gramazio: «Purtroppo la formazione della giunta Polverini è in controtendenza con le indicazioni del presidente Berlusconi in campagna elettorale. Questo perché le indicazioni fornite dai vertici locali del Pdl fanno pensare più ad una scelta tesa a difendere rendite di posizione di taluni potentati». Potentati di cui secondo queste ricostruzioni sarebbe appunto stata premiata la sopraggiunta fedeltà a Berlusconi favorita dagli ex colonnelli del presidente della Camera dopo lo strappo di giovedì scorso, quando Fini è stato appunto lasciato a se stesso. Insomma se è vero che la neogovernatrice del Lazio avrebbe ricevuto pressioni da parte di Berlusconi di ridimensionare i finiani è anche vero che la soddisfazione di questa richiesta non ha premiato gli uomini storici del Cavaliere ma gli acquisiti. Ma non sono solo gli ex forzisti appunto a lamentarsi; lo stesso Gianfranco Fini infatti avrebbe chiamato il sindaco di Roma Gianni Alemanno per mostrare il disappunto sulla mancata nomina in giunta di Pierfrancesco Dauri, uomo vicino al presidente della Camera e già eliminato dal listino della Polverini. In sostanza sarebbero comunque sei gli assessori ex Forza Italia: Giuseppe Emanuele Cangemi (Enti locali e Sicurezza), Francesco Battistoni (Politiche agricole), Fabio Armeni (Urbanistica e Territorio), Fabiana Santini (Arte, Sport e Politiche giovanili), Stefano Zappalà (Turismo e Made in Lazio) e Marco Mattei (Ambiente).
In quota Polverini sarebbero Stefano Cetica (Bilancio) e Mariella Zezza (Lavoro, Politiche sociali e Famiglia). Alla Destra di Storace va l’assessorato alla Casa, Tutela dei consumatori e terzo settore, dove siederà Teodoro Buontempo. Restano comunque ancora due assessorati disponibili, quello al Personale, non assegnato, e almeno una delle deleghe accorpate ai 13 assessori. La Sanità farà capo alla Polverini.
Una porta stretta per far entrare l’Udc queste caselle ancora vuote? Le intenzioni definitive dei centristi saranno più chiare venerdì prossimo dopo la riunione tra i vertici nazionali del partito con i dirigenti dell’Udc del Lazio.
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