
12/01/11
Il Foglio
I dati raccolti da Confcommercio sui consumi registrano una caduta abbastanza costante nell’ultimo decennio, che tuttavia non porta a un panorama desolato di fame e miseria. D’altra parte la riduzione del reddito è stata assai inferiore, anche nell’ultimo anno, alla caduta dei consumi, il che fa intendere che solo una parte minoritaria di questa riduzione delle spese è dovuta a scarsità di risorse disponibili, mentre appare tre volte maggiore quella dovuta a una scelta di consumi più sobria. Le famiglie italiane pagano con puntualità i mutui accesi per l’acquisto della casa, spendono di più in beni di consumo durevoli, continuano a risparmiare, ma cambiano meno spesso l’automobile (anche perché quelle delle ultime generazioni durano di più) e vanno meno al ristorante e comprano meno abbigliamento modaiolo. La riduzione sui consumi alimentari richiederebbe un’analisi differenziata, visto che si spende invece moltissimo per integratori dietetici, il che fa dubitare se gli italiani tirino la cinghia per indigenza o cerchino di mangiare meno per dimagrire. Bisogna poi tenere conto dell’invecchiamento della popolazione, che ovviamente incide sulla tipologia dei consumi. Nel complesso sembra di osservare una reazione alla crisi di tipo razionale e un superamento di una fase di consumismo quasi compulsivo, che aveva accompagnato l’esplosione della pressione pubblicitaria, legata anche alla liberalizzazione delle telecomunicazioni negli anni ottanta.
Reggono, invece, i settori innovativi, elettronica e telecomunicazioni in primo luogo. In sostanza c’è una metamorfosi della domanda come c’è stata una metamorfosi dell’apparato produttivo. Comunque, anche a confronto con altre economie apparentemente più floride, si rafforzano alcuni dati di fondo di solidità patrimoniale. In America come in Spagna molte famiglie sono costrette a vendere la casa, o a vedersela requisire perché non possono far fronte ai mutui, in Italia si continua a comperare e pagare. Quello che manca è anche un’offerta innovativa allettante, calibrata sulla nuova sensibilità più sobria e attenta alla durata e alla qualità dei beni e agli effetti sulla salute e il benessere.
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