
Con la questione carceraria ancora sul tavolo dell'esecutivo, il Guardasigilli Paola Severino è intervenuta ieri nell'Aula della Camera con una relazione sull'amministrazione della Giustizia. "Ho già manifestato in più occasioni la mia personale preoccupazione - ha dichiarato la titolare di Viale Arenula anzi, la mia angoscia per lo stato delle carceri italiane e degli ospedali psichiatrici giudiziari e sento fortissima, insieme a tutto il governo, la necessità di agire in via prioritaria e senza tentennamenti per garantire un concreto miglioramento delle condizioni dei detenuti (ma anche degli agenti della polizia penitenziaria che negli stessi luoghi ne condividono la realtà e, spesso, le sofferenze)". Il ministro ha sottolineato come "Si tratta, ancora una volta, di questioni di difficile soluzione a causa di complicazioni burocratiche e di difetti strutturali e logistici che si sono stratificati nel corso del tempo".
In sostanza, quella con cui il governo è alle prese è una vera e propria emergenza, specialmente sul fronte della civiltà giuridica che, come ha sottolineato la Severino a Montecitorio, "poiché il detenuto è privato delle libertà soltanto per scontare la sua pena e non può essergli negata la sua dignità di persona umana". "Questa situazione va migliorata subito - avverte il ministro -, pur nella piena consapevolezza che non esista alcuna formula magica per risolvere questo annoso e doloroso problema, se è vero, come è vero, che anche in altri paesi la piaga del sovraffollamento carcerario è segnalata da numeri che parlano da soli (ad esempio: 80.000 detenuti nel Regno Unito e più di 2 milioni negli Stati Uniti)".
A porre rimedio all'annosa questione, secondo il ministro della Giustizia, è indispensabile escogitare un insieme di misure che mettano insieme "sicurezza sociale e trattamento umanitariamente adeguato del custodito o del condannato", a partire dalla costruzione di nuovi penitenziari, ma anche meglio mantenendo gli istituti di custodia già esistenti. Il ministro poi, ribadendo la linea già più volte annunciata, ha ricordato l'importanza del lavoro carcerario per ridare dignità ai detenuti, ma anche l'opportunità di procedere con una serie di depenalizzazioni.
Nella sua relazione il ministro ha illustrato i provvedimenti già adottati dal governo finalizzati a risolvere l'emergenza carceri, a partire dal decreto legge 22 dicembre 2011,n. 211, con il quale si è prevista una prima serie di misure urgenti per il contrasto al sovraffollamento delle carceri: " Ciò che si poteva fare con immediatezza - ha sottolineato il membro dell'esecutivo - è stato fatto, introducendo norme che modificano le procedure di convalida dell'arresto, dimezzandone i tempi massimi (48 ore anziché 96) ed incidendo sulle correlative modalità di custodia in modo da limitare al massimo il transito in carcere destinato, statisticamente, a durare per poco tempo (nel 2010, 21.093 persone sono state trattenute in carcere per un massimo di 3 giorni). La bontà di questa misura si apprezza anche se si considera che una permanenza così breve in carcere, oltre a rivelarsi inutilmente afflittiva, molto costosa ed impegnativa per l'amministrazione, non è giustificata né da esigenze processuali né da istanze di difesa sociale, giacché si tratta di persone delle quali, all'esito della convalida dell'arresto e del giudizio direttissimo, il giudice molto spesso dispone la scarcerazione. Si è altresì deciso - sottolinea il Guardasigilli - di innalzare da 12 a 18 mesi la soglia della pena detentiva residua per l'accesso alla detenzione domiciliare, potenziando uno strumento già introdotto nel 2010 dal precedente esecutivo. Per effetto di tale modifica, il numero dei detenuti che potranno essere ammessi alla detenzione domiciliare, in base alla legge del 2010, potrà quasi raddoppiare; agli oltre 3.800 detenuti sino ad oggi effettivamente scarcerati se ne potranno aggiungere altri 3.327 (con un risparmio di spesa pari a 375.318 curo ogni giorno)".
Il ministro ha spiegato inoltre che il governo ha già operato con successo su "un primo gruppo di interventi sostenuti dall'urgenza, cui va aggiunta una più ampia e complessa opera di riorganizzazione e razionalizzazione della struttura ministeriale finalizzata a migliorare le condizioni della detenzione, anche attraverso una intensa attività di riqualificazione della spesa". L'intervento del ministro Severino alla Camera ha preceduto l'iniziativa organizzata per oggi al Pantheon dai Radicali, da sempre impegnati sul versante delle Carceri, che esporranno la situazione in cui versa la Giustizia in Italia, "sempre più oggetto, purtroppo, delle sanzioni quando non dello 'scherno' da parte delle istituzioni e del resto della popolazione europea e internazionale consci del suo stato sempre più cronico di illegalità diffusa che si riflette, sul piano penale, nelle condizioni ormai non più sopportabili delle sue carceri". La manifestazione, come si evince dal comunicato con cui è stata data notizia della manifestazione, vuole proporre alternative tese a "liberare la giustizia dalla gogna internazionale cui è condannata" dal momento che "diventano sempre più urgente e necessari i provvedimenti di indulto e amnistia". La manifestazione, promossa dall'Associazione Il Detenuto Ignoto e Dal Comitato per la Giustizia Piero Calamandrei e vedrà la partecipazione tra gli altri della deputata Radicale Rita Bernardini, della senatrice Donatella Poretti, di Irene Testa, segretaria de il Detenuto Ignoto, di Giuseppe Rossodivita Consigliere Regionale del Lazio e Segretario del Comitato Radicale per la giustizia Piero Calamandrei insieme ad altri militanti e dirigenti radicali.
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