
Scrivo perché in questo momento particolare della politica italiana mi pare necessario puntualizzare e richiamare alcuni riferimenti storici cardinali del movimento che non mi sembra siano debitamente presi in considerazione dai maggior esponenti e dirigenti politici. Mi riferisco alla cosiddetta ala conservatrice, in realtà si dovrebbe forse dire degli atei devoti e dei teocon, rappresentata, grosso modo da Giorgia Meloni, Maurizio Gasparri, Alfredo Mantovano e dagli ex radicali Gaetano Quagliariello e Eugenia Roccella, solo per fare alcuni nomi, cioé quando manifestano dissenso per l’impostazione professata da Gianfranco Fini, che guarda alla laicità delle istituzioni, laica ma non laicista, vicina semmai alla sensibilità di molti settori cattolici che propendono per la cosiddetta "laicità positiva". In realtà un esame approfondito delle radici culturali e metapolitiche della destra italiana deve riconoscere alle posizioni di Gianfranco Fini una grande sintonia con esse, a partire dall’opera di studiosi e pensatori del calibro di Mircea Eliade, Elémire Zolla, Julius Evola e altri... Il presidente Fini, a quanto mi risulta, ha sempre sostenuto un cristianesimo non confessionale che è il tributo più autentico che si possa dare alla destra. Vederlo descritto come un eretico e un voltafaccia, da quanti si sono allíenati a un fanfanismo conservatore fuori tempo massimo non paga. Chiudo poi con un appunto panoramico ai nostri giorni per sgomberare il campo dall’apparente estinzione del pensiero evoliano nella nostra società il quale sopravviva nei libri che Evola conosceva e studiava, da Gurdjieff a Coomaraswamy, da Guénon a Rudolf Steiner, stelle polari della filosofia dell’essere nell’approccio universalistíco ai diritti umani ripetutamente rilanciato proprio da Gianfranco Fini.
Tutto ciò per sottolineare come le posizioni sostenute da Fini non siano affatto inopportune, tempisticamente inadatte, sradicate. Penso, infatti, e spero che dietro il sipario di un bipolarismo immaturo e superficiale le tappe culturali e politiche della nostra società brucino alla velocità della luce e probabilmente la partita la vincerà chi saprà disegnare destra e sinistra in un’intesa di fondo che verte sulle questioni inerenti la dignità della persona umana. Lo scenario di un superamento dei vecchi schemi era stata teorizzato anche da Pino Rauti in tempi non sospetti, prima della stessa caduta del Muro di Berlino. Tocca adesso a Fini dirigersi verso questo complesso traguardo che sicuramente piacerebbe a chi gli ha affidato da tempo il destino della destra italiana.
E certo, il traguardo andrebbe tagliato dinanzi alle urne, con l’elettorato che, ne sono convinto, attende solo questo segnale verso la gloriosa definizione del cammino della destra.
Davide Ferrari - Fossalta (Fe)
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