
18/03/11
Left Avvenimenti settimanale dell'Altritalia
L'Italia è da sempre considerata il Paese del sole. Eppure c'è chi sfrutta le energie rinnovabili meglio di noi. Dipende dalla politica energetica di una nazione, disegnata dai governi, perseguita per intere generazioni. Scelte a lungo termine per decidere come investire le proprie risorse e in quale direzione andare. Così quella che per l'Italia doveva essere l'opportunità più ovvia ha ultimamente ricevuto il colpo finale, con un decreto che ha eliminato certezze fondamentali per le imprese, affossando l'energia pulita a favore dei combustibili fossili e del nucleare. Due tipi di risorse che in modo diverso il nostro Paese deve importare dall'estero, costose per la collettività e in esaurimento, a differenza delle rinnovabili che per definizione ci sono sempre. C'è un disegno preciso dietro l'ennesimo duro colpo all'energia pulita? Berlusconi non poteva non sapere, anzi potrebbe avere avuto un ruolo determinante nella definizione di quel testo. Le persone vicine al premier da sempre confermano che il Cavaliere è uno che «ascolta tutti ma poi decide da solo». Del resto, già nel gennaio 2009, sulla base di quanto scrive l'ambasciata statunitense a Roma al governo americano nei cablo riservati pubblicati da WikiLeaks, c'è chi crede che «Berlusconi e i suoi amici intimi si stiano approfittando personalmente e in maniera molto abile di molti degli accordi energetici tra l'Italia e la Russia».
Il governo statunitense da anni chiede informazioni alla sua sede diplomatica a Roma, sui rapporti che il nostro premier ha instaurato con dittatori e oligarchi come Muammar Gheddafi (Libia), Vladimir Putin (Russia) e Alexander Lukashenko (Bielorussia), considerato «l'ultimo dittatore e tiranno in Europa». Leader tenuti alla larga dagli altri Paesi occidentali perché usano petrolio e gas come arma di ricatto. «Berlusconi crede che Putin sia suo personale amico - continuano gli americani nei cablo - e continua ad avere più contatti con Putin che con qualsiasi altro leader mondiale. Durante la crisi della Georgia, Berlusconi parlò con Putin quotidianamente per una settimana». Al punto che a Tiblisi credono che «Putin abbia promesso a Berlusconi una percentuale dei profitti dai gasdotti costruiti da Gazprom con Eni. Nei rapporti con la Russia - continua l'ex ambasciatore Spogli - l'energia è il tema bilaterale più importante e la richiesta di stabili forniture energetiche dalla Russia di frequente spinge l'Italia a compromessi su temi politici e di sicurezza».
Il risultato è che il 30 per cento del nostro gas arriva proprio dalla Russia (leggi Gazprom), il resto da Libia, Algeria e altri Paesi del Golfo. Congelati i nuovi progetti in Iran e con gli interessi in Libia minacciati dalla controffensiva di Gheddafi contro l'Italia, la Russia è tra le poche certezze della nostra società energetica. «Siamo contro Nabucco», ammise nell'estate 2009 il ministro degli Esteri Franco Frattini, riferendosi al gasdotto sostenuto dall'Unione europea che serve a ridurre il «ricatto energetico» di Mosca all'Europa. La nuova pipeline farà arrivare nel cuore dell'Austria il gas del Caucaso (Azerbaijan in testa) e dell'Iran. «Noi partecipiamo al gasdotto "South stream” , che verrà dalla Turchia in Italia attraverso la Grecia», continuò Frattini. Un progetto di Eni e Gazprom per portare in Puglia il gas russo, eliminando ogni Paese extracomunitario di transito. «Tutti i nostri interlocutori, al ministero degli Esteri, nell'ufficio del premier, nel Pdl e anche nell'Eni, raccontano che Berlusconi decide la politica, italiana sulla Russia da solo, senza cercare o accettare consigli», rivelano ancora i cablo della diplomazia Usa. Fino a ora nessuno è mai riuscito a dimostrare interessi personali di Berlusconi in campo energetico. Intanto, nemmeno le drammatiche immagini del terremoto in Giappone e delle esplosioni nella centrale atomica di Fukushima hanno fatto cambiare rotta al governo.
La cancelliera tedesca Angela Merkel, viceversa, ha annunciato una moratoria di tre mesi sulla decisione presa l'anno scorso di prolungare la vita delle centrali del Paese oltre la scadenza fissata nel 2001 dall'allora governo Schroeder. Chiuderanno gli impianti più vecchi: Biblis A in Assia e Neckarwestheim I nel Baden-Wuettemberg. Anche la Svizzera ha fatto sapere di aver sospeso le procedure per realizzare nuove centrali mentre l'Austria, da sempre contro il nucleare assieme alla Grecia, ha chiesto una verifica e controlli di sicurezza in tutte le 165 centrali atomiche europee. «Investire 30 miliardi di euro pubblici per ottenere il 4 per cento di consumo di energia tra 20 anni non ha senso economico», attacca. Emma Bonino dei Radicali. La Ue obbliga l'Italia a produrre entro il 2020 almeno il 17 per cento dell'energia da fonti rinnovabili e ridurre le emissioni del 20 per cento. Come, non è dato saperlo visto che il nuovo decreto del governo ha bloccato il settore dell'energia pulita.
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