
«È l’inizio di una buona idea. Un bel passo avanti sulla strada di una nuova legge semplice e chiara che dovrà fare il Parlamento. Uno stimolo a muoversi. Già, perché in qualche modo bisogna pur cominciare a muoversi. E poi Milano è Milano. Quello che accade in questa città ha un valore emblematico straordinario per tutto il Paese». Beppino Englaro, il papà di Eluana, approva con entusiasmo, senza mezzi termini, il biotestamento varato ieri dal Consiglio comunale di Milano. Sa bene che sono più di cento i Comuni italiani che lo hanno già fatto, approvando un testo simile, comprese città importanti come Torino, Firenze, Bologna, Padova e Palermo. Ma dal capoluogo lombardo si aspetta molto di più: l’affermazione definitiva di quel movimento di cittadini che porterà a una nuova legge nazionale.
L’opposizione in Consiglio comunale parla di "tempo perso", di "provvedimento inutile", di un "inganno", perché il Comune non può istituire un registro delle volontà di fine vita, non avendo competenza a riguardo.
«No, non sono d’accordo. È importante che i cittadini che intendono esercitare un loro diritto trovino nel Comune un aiuto che legittimi le loro richieste. Avere un sindaco dalla tua parte, che ti ascolta, che registrale tue volontà, dà grande forza alle battaglie sui diritti civili. Nel caso della mia lunga battaglia per difendere le volontà di Eluana sarebbe stato per me di enorme aiuto avere una registrazione scritta, certificata dal Comune, che attestasse quello che lei voleva».
Un passo avanti in direzione di una buona legge del Parlamento. Come dovrà essere la legge che si aspetta?
«Una legge semplice e chiara. Che dica che ogni cittadino è libero di decidere, nel pieno delle sue facoltà, a quali terapie intenda sottoporsi e a quali no nel caso di una sua incapacità a esprimersi. Punto e basta».
Una legge ben diversa da quella sul testamento biologico approvata nel 2010...
«In quel caso ho parlato di "legge anticostituzionale". Nessuno, né lo Stato né un medico, può disporre della salute di un cittadino. L’auto determinazione terapeutica non può incontrare un limite anche se ne consegue la morte. E la cosa non ha nulla a che vedere con l’eutanasia. Nessuno può disporre della salute degli altri e bisogna lasciare libertà di scelta. Sono principi emersi chiaramente nella sentenza del 16 ottobre 2007 della Cassazione».
Lei ha parlato spesso della necessità di avere cittadini "bene informati".
«Certo. Sono i cittadini bene informati che possono dare vita a movimenti capaci di arrivare, con le loro richieste, fino al Par- lamento. Quello che è accaduto ieri a Milano è importante proprio per questo. Perché determina una spinta politica che il potere legislativo sarà costretto ad accogliere».
Restano da vincere le resistenze di quei cattolici che sostengono la necessità dell’alimentazione e dell’idratazione forzata per i pazienti terminali non in grado di esprimersi.
«Ogni cittadino deve essere libero di decidere. I cattolici hanno diritto di seguire il Vangelo. I laici il diritto di seguire la Costituzione».
Nella sua battaglia per Eluana lei ha subito attacchi anche molto violenti. Come quello di Giuliano Ferrara che portò bottigliette d’acqua per Eluana davanti al Duomo di Milano.
«Non ho mai dato importanza a quelle manifestazioni. Non mi hanno mai interessato. Ho lottato solo per difendere i diritti di Eluana e di chi si trova nelle sue stesse condizioni. E oggi sono felice della decisione del Consiglio comunale di Milano».
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