
C’è chi parla di conversione e chi di tattica, ma certo ieri, chi tra i fedelissimi ha avuto modo di sentire Gianfranco Fini dopo le sue tesi nella trasmissione «In mezz’ora» non esita a sostenere che quell’«intervista, su quella rete, Raitre, con Lucia Annunziata non è certo casuale». E non è nemmeno «un tentativo di guardare dall’altra parte, ma anzi l’occasione per ribadire davanti a quella platea televisiva che per la sinistra non ci saranno sconti».
Certo è, però, che «Fini - spiegano i suoi - di strada ne ha fatta». Giorno dopo giorno ha tessuto la tela per accreditarsi come l’artefice di una «destra moderna». A cominciare con gli amici israeliani. Ne è riprova, che proprio da quel mondo è considerato, forse, l’amico italiano più fidato, tanto da ricevere e ospitare con gli onori dell’emiciclo parlamentare, in occasione della «Giornata della memoria» il Nobel Elie Wiesel. Ottimi ovviamente anche i rapporti con l’ambasciatore italiano, Ghideon Meir (Fini sarà di nuovo a fine maggio in visita in Israele) così come gli intrecci di amicizie che in questi anni l’ex numero uno di An ha sedimentato anche con un certo mondo intellettuale, che si è manifestato con la lettera di Fiorella Mannoia a Mícromega con la quale l’artista (politicamente di sinistra) lo invita a «liberarsi della sua attuale coalizione e a formare un partito conservatore di gente onesta».
Quindi, è stata la volta di Antonio Scurati che prese parte alle iniziative della Summer School di «Farefuturo»; quindi, di nuovo Fini, che in aperto contrasto con Silvio Berlusconi prende le difese dell’autore di Gomorra, Roberto Saviano. Si dirà, opinioni e posizioni che, però, non si traducono in voti. «Ed infatti - racconta un suo fedelissimo - Fini ieri non ha fatto altro che spiegare come vuole giocarsi tutte le sue carte nel centro-destra senza prestarsi ai tentativi della sinistra di utilizzarlo come grimaldello per scardinare il governo». Sarà, ma di certo lo scontro Berlusconi-Fini come ha argomentato il presidente dell’Anm Luca Palamara «dà un momento di tregua ai magistrati». Una tregua che l’Associazione nazionale dei magistrati testerà nei propositi domani, quando incontrerà proprio al terza carica dello Stato «perché i problemi al di là del quadro politico mutato rimangono». Insomma, a giudicare dalle prese di posizioni ma anche dalle undici pagine di lettere a sostegno di Fini pubblicate ieri dal «Secolo d’Italia», sembrerebbe che esista, oggi, una sorta di nuovo «mondo» politico-istituzionale che guarda con interesse alle mosse del cofondatore del Partito della Libertà. Ex missini, che all’epoca ripudiarono Alleanza nazionale il suo «vate» ma che ora guardano speranzosi alla nuova fase. E pure il Sap (il secondo sindacato autonomo della Polizia di Stato) che in un editoriale a firma del suo segretario nazionale Nicola Tanzi nell’elogiare «lo spessore politico del presidente della Camera», dopo il duro faccia a faccia con il premier durante la direzione nazionale del Pdl, spiega che di «quell’intervento ci ha colpito la sottolineatura dei rapporti di forza con la Lega che, ad avviso di Fini, sarebbe in grado di ottenere dall’esecutivo risorse negate ad altri settori». «Va da sé, infatti, - spiega il portavoce del Sap Massimo Montebove che da due anni aspettiamo ancora il rinnovo del contratto». Naturalmente, a fare da spalla nell’esplorazione di nuovi scenari ci sono i fedelissimi: da «Farefuturo» agli intellettuali più organici come Angelo Mellone, i parlamentari di riferimento, Generazione Italia e qualche amico del passato che naviga nei giornali, in tv alla Rai.
E qui, si gioca un’altra partita. Sino ad ora, infatti, Fini ha scelto Raitre. Ieri l’intervista con Lucia Annunziata, domani (per la prima volta da presidente della Camera) da Floris a Ballarò. Non a Raiuno, invece, dove pure siede alla direzione l’amico Mauro Mazza. Un pubblico, dunque, diverso «ma che - sostiene uno dei suoi - serve a rassicurare, a parlare anche a quell’elettore di centro-destra, perplesso e preoccupato che ora vuole capire». Sarà pure così, ma sino ad ora quel tentativo - come in queste ore è stato spiegato - di veicolare il messaggio di un «Fini diverso ma leale con il Pdl» trova approdo solo nella rete pubblica cara al popolo del centro-sínístra. Chissà, forse, un passaggio si avrà pure a «Che tempo che fa». E allora si capirà se il buongiorno si vede dal mattino.
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