
Rientrato da una gita a Helsinki, mio figlio mi invia per email alcune foto della cattedrale luterana di quella città: una panoramica dell'esterno le altre scattate con varie angolazioni all'interno. Io amo Helsinki, che visitai un mezzo secolo fa partecipando ad una manifestazione giovanile internazionale. E di Helsinki ricordo in particolare proprio la splendida chiesa che si erge su una scalinata bianca, dinanzi al porto. Giustamente mio figlio mi segnala che l'edificio, terminato nel 1852 su progetto dell'architetto C.L. Engel, ha un sapore palladiano. Non ricordavo l'interno, le foto mi riserbano una sorpresa. L'impianto è a croce greca, con absidi semicircolari, nelle quali si inseriscono leggere balconate sospese su file di colonne joniche. Il tutto è di una assoluta semplicità, spoglia di immagini, ornamentazioni o inserimenti, salvo il bel pulpito, l'organo, il fonte battesimale, tre statue - Lutero, Melantone e Agricola - e, sopra l'altare, una “deposizione” in stile italiano, dono dello zar Nicola I. Il nitore neoclassico è posto al servizio dello spirito che impregna l'edificio, lo spirito luterano, per il quale nulla deve essere concesso ai sensi, alla loro “sensualità”. L'ambiente è destinato unicamente all'ascolto della parola sacra, e dunque il solo elemento che brilli di una sua luce è il pulpito cilindrico con il ricco baldacchino dorato.
Il neoclassicismo è di per sé già funzionale a questa asciutta severità, contrasta con la magniloquenza barocca ed evoca una moralità tornata ad essere fatto interiore. Ma la cattedrale di Engel aggiunge qualcos'altro allo spirito neoclassico. Palladio è luminoso e arioso, la sua armonia è sempre una gioia per l'occhio: prima che essere neoclassica è una armonia classica, ellenica. La cattedrale di Helsinki che ricordo e ora riesco a scorgere dalle due fotografie non esprime questa serena armonia, c'è tra le sue mura come una costrizione della intelligenza e della volontà, un rifiuto consapevole dell'abbandono classico: quel che vuole evocare è un sentimento che da morale si è fatto moralistico, intransigente. Forse spietato: non so se il mondo protestante ha conosciuto fenomeni di intolleranza persecutrice paragonabili a quella di cui si è macchiata l'inquisizione cattolica, ma sul piano dell'interiorità probabilmente siamo allo stesso livello di rigore: il puritanesimo di Hawthorne e della sua “lettera scarlatta” era, se non assassino, crudele. Qui ve ne è un'evocazione.
Helsinki è stata eretta a capitale internazionale del design dell'anno. E' il giusto riconoscimento ad un paese che, nell'intero arco del novecento, ha dato un contributo di altissima qualità al design - se non all'architettura in sé - elevandolo quasi ad arte nazionale. Un pezzo di arredamento finlandese lo si riconosce a prima vista, se non altro per il materiale, che è quasi sempre - e come poteva essere altrimenti? - il legno della betulla, l'albero nazionale, lavorato in curve perfezioniste e inimitabili. Ma penso di non essere troppo distante dal vero quando ipotizzo che sia stata la moralità luterana, la stessa riscontrabile nella cattedrale di Engel, ad aver portato a un design così spoglio, disadorno, attento all'utilizzo minimalista ed essenziale dell'oggetto, dell'arredamento, funzionale ad una casa dove l'uomo è costretto a passare la maggior parte del suo tempo, in assoluto silenzio, nei lunghi e crudi inverni. Chi disse che la funzione deve essere l'unico metro della bellezza? C'è qui una grande e visibile presa di distanza dall'estroverso design italiano, sempre attento alla “vista”, all'occhio, al piacere della forma bella in sé, anche quando inutile.
Lutero fu il primo riformatore, Calvino, Zwingli, ecc., non si discostarono dai suoi insegnamenti fondamentali. La riforma ebbe due aspetti: quello moralistico e quello della “razionalizzazione” della fede. Affidata alla lettura personale della Bibbia, senza più l'intermediazione della chiesa, la fede luterana - protestante - si fonda essenzialmente sulla dottrina della croce, della morte del Cristo. La cultura laica ha fatto di questa religiosità - al cui centro c'è l'individuo in solitaria, immobile attesa della grazia - l'asse portante della modernità, con il suo nichilismo. Nel corso del tempo, e persino con qualche ragione, questa cultura si è però trasformata in un laicismo disseccato, sostanzialmente inutilizzabile ai fini della elaborazione di una etica creatrice ed espansiva, adatta alle imponenti trasformazioni ed esigenze della globalizzazione di oggi. Ma tra i suoi (piccoli o grandi) retaggi positivi e fruibili resta senz'altro il design - l'architettura? - di questo paese, punto fermo ed indispensabile del nostro immaginario visivo. Il design è una delle vie attraverso le quali noi organizziamo il mondo che ci circonda e lo poniamo al nostro servizio e godimento, e allora più essere divertente chiederci se dobbiamo augurarci un mondo di forme severamente “protestanti” ed utilitarie, oppure fantasiosamente ”cattoliche” con il loro gusto per l'imprevedibile, loquace, sensuale e a volte felicemente inutile bellezza.
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