
03/01/11
La stampa
Già si è capito che il 2011 non promette granché bene. Ma la vera mazzata arriva da una semplice occhiata al calendario: non ci sono ponti. Il 25 aprile è un lunedì e «assorbe» anche quello dell’Angelo. Ferragosto idem, è un lunedì. I Santi «cadono» di martedì, Natale di domenica, Capodanno di sabato e San Silvestro di nuovo di domenica. Sempre domenica, maledetta domenica. Scarseggiano drammaticamente quelle belle festività infrasettimanali quando, grazie al giorno di permesso per l’indispensabile visita dal dentista, il provvidenziale funerale della povera prozia (già seppellita almeno due volte) e l’impellente uscita anticipata dall’ufficio perché i bambini, poverini, hanno gli orecchioni (e poi via, più veloci della luce, in fuga per la libertà. E per l’aeroporto), il provetto «pontiere» riusciva a trasformare una misera domenica più la Festa nazionale in un weekendone di quattro o cinque giorni. Giusto per le strette necessità, come il salto a Parigi, il saldo a Londra, la prima tintarella o la semisettimana bianca. Si chiama, appunto, santificare le Feste.
E invece, complice il calendario cinico e baro, festeggia solo chi ci vuole inchiodati al lavoro, che forse nobilita ma certamente stanca. Dal fondo della sua miniera di carbone, Stachanov gongola. Non ci resta che piangere. Anzi, no, ci restano due preziosi giovedì festivi, equamente distribuiti fra sacro e profano, monti e mari: l’8 dicembre e il 2 giugno. Viva l’Immacolata e viva la Repubblica.
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