
12/11/10
La stampa
La marcia contro la pena capitale compie un altro passo in avanti con l’arrivo di una nuova risoluzione Onu che rafforza e amplia il consenso intorno all’abolizione e alla sospensione delle condanne a morte. La terza commissione delle Nazioni Unite sta per approvare un documento ufficiale che rappresenta la prosecuzione naturale della risoluzione 62/149 del 2007 la quale conteneva la richiesta non vincolante di una moratoria internazionale sulla pena di morte. In caso di approvazione il documento sarà rinviato per il voto finale all’Assemblea generale dove il suo passaggio appare certo. «Si tratta di proseguire e consolidare il trend del 2007», dice Mario Marazziti della comunità di Sant’Egidio che assieme a governi e istituzioni è tra i grandi protagonisti dell’iniziativa. «Questo documento si differenzia per il carattere di universalità - ci spiega - E ciò consente di compiere un ulteriore passo in avanti».
La bozza giunta in commissione su proposta di 81 Paesi tra cui l’Italia e con l’ingresso della Russia, chiede la sospensione delle esecuzioni, la riduzione del ricorso alla pena di morte, l’agevolazione di dibattiti interni su pene alternative, e punta a rendere pubbliche le informazioni relative a condanne ed esecuzioni. Ma la vera novità è la richiesta esplicita a non tornare indietro rivolta ai «Paesi che hanno già abolito la pena di morte o sospeso le esecuzioni, e a fare della propria scelta un esempio per gli altri». È questo il carattere di universalità: «Rende meno antipatica la risoluzione perché tutti sono inclusi», spiega Marazziti.
Il documento si basa sulle raccomandazioni contenute nel recente Rapporto sul rispetto dei diritti umani commissionato dal Segretario generale Ban ld-Moon: dei 192 Paesi Onu, quelli che hanno abolito la pena sono 123, mentre sono 141 quelli che di fatto non la praticano. Secondo l’associazione «Nessuno tocchi Caino», nel 2009 ci sono state 5.679 esecuzioni in 18 diversi Paesi, ma è difficile capire quante volte il boia sia entrato in azione perché «diversi Stati non pubblicano statistiche ufficiali», spiega Ban. È il caso della Cina che pure fa largo ricorso all’esecuzione capitale: Pechino voterà no come Washington senza però remare contro il passaggio della risoluzione. Gli Usa poi rappresentano un caso particolare: il governo americano ha respinto la richiesta del Palazzo di Vetro di aderire alla moratoria, ma perché la questione è di competenza dei singoli Stati.
In America le persone sottoposte a iniezione letale sono state 52, a fronte di circa 3.300 che aspettano nei bracci della morte. Il trend però è tutto sommato positivo visto che la pena di morte è stata abolita in New Jersey e New Mexico, mentre in una decina di Stati, tra cui Virginia e Kansas, c’è un progetto pronto ad essere discusso.
Nel resto del mondo dal 2007 hanno abolito la pena di morte il Gabon, l’Uzbekistan, hanno registrato cali India e Pakistan, mentre in cima alla lista nera rimangono Iran ed Egitto. Per il voto in plenaria è previsto un appoggio di 108 Paesi rispetto ai 104 precedenti grazie a Maldive e Mongolia, mentre si prevedono diverse astensioni tra quelli che erano contrari nel 2007.
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