
Un ufficio stampa che ignori i social network è oggi inconcepibile. Eppure non può non fare un certo effetto veder twittare Pasquale Cascella, consigliere per la stampa e la comunicazione del Quirinale, se i cinguettii riguardano le polemiche sulla Trattativa Stato-mafia e sui presunti tentativi di interferenza del Colle sulle indagini in corso. Cascella se la prende con questo giornale: "Qualcuno riesce a rintracciare nelle pagine de il Fatto un riferimento alle norme legislative richiamate nella lettera del Segretario generale del Quirinale?". Cascella scrive a titolo personale da giornalista, ma è inevitabile che il suo tweet sia più rumoroso di altri: "Possibile- prosegue il consigliere di Napolitano - che ex magistrati e avvocati ora impegnati in politica ignorino l'art. 104 d.lgs 6.9.2011 n. 159 sulle attribuzioni Pg Cassazione?". Il riferimento normativo all'attività di coordinamento investigativo del procuratore generale presso la Corte di cassazione, che a norma di legge esercita la sorveglianza sul procuratore nazionale antimafia e sulla relativa Direzione nazionale. Il riferimento, meno esplicito ma chiarissimo, è ad Antonio Di Pietro, la cui risposta, via Radio Radicale, non tarda ad arrivare: "Invitiamo Cascella o chi per lui a non nascondersi dietro a un dito. Quella norma prevede che il procuratore generale della Cassazione ha un diritto dovere di vigilanza nei confronti di tutti i magistrati, e quindi anche del procuratore nazionale antimafia, ed è una cosa. Però invito a rileggere tutte le intercettazioni intervenute tra il cittadino comune Nicola Mancino, ex presidente del Senato ed ex vicepresidente del Csm, da una parte con il procuratore generale della Cassazione nella quale Mancino chiedeva di intervenire presso il procuratore nazionale antimafia che rispondeva 'a disposizione', e dall'altra con il consigliere giuridico del presidente della Repubblica D'Ambrosio in cui veniva chiesto espressamente di intervenire per fermare attività istruttorie che riguardavano possibili confronti che ci dovevano essere di lì a poco, e quel consigliere giuridico non solo dava indicazioni su come doveva agire e si doveva fare, non solo gli leggeva la lettera che per conto del presidente della Repubblica veniva scritta al procuratore generale della Cassazione, ma addirittura faceva ben presente che il presidente della Repubblica teneva ben a cuore la situazione e che si stava interessando ad essa. Spiegazioni devono darle loro, non io". "Mi firmo - replica twittando Cascella -e continuo a chiedere perché conoscendo le norme legislative si nasconda di fatto che quelli sono riferimenti per tutti".
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