
Il vertice del Pdl convocato per domani da Berlusconi servirà certamente ad affrontare le molte questioni aperte della ripresa, dal pacchetto anticorruzione alla legge elettorale, al confronto riaperto dal governo con le parti sociali per stimolare la crescita nei prossimi mesi.
Ma all’interno del partito, non è un mistero, la domanda che tutti si fanno è ancora una volta sulle vere intenzioni di Berlusconi. Da mesi ormai il Cavaliere tiene tutti appesi all’ipotesi della sua ricandidatura: ma in mancanza di una conferma cresce la fibrillazione interna del centrodestra. Inoltre, nel Pdl, una volta l’ultima parola spettava sempre a Berlusconi. Ora invece appena prende una decisione si alza subito un pezzo del partito a contestarla, e spesso a costringerlo a far marcia indietro. L’ultimo caso riguarda il sindaco di Roma Alemanno: che ci sia stata o no (e naturalmente è stato smentito) una telefonata tra l’ex premier e il primo cittadino della Capitale, per convincerlo a rinunciare a una ricandidatura al Campidoglio dall’esito molto incerto, non è poi molto importante. Sondaggi alla mano, il bis di Alemanno, dopo una gestione insoddisfacente e costellata di scivolate, dalle assunzioni clientelari all’emergenza neve, non sta in piedi. E che Berlusconi si preoccupi di perdere il sindaco della Capitale, non è un mistero. Ma la reazione di Alemanno (una foto sul web seduto sulla poltrona di spalle, esageratamente copiata da quella con cui Obama ha replicato a Clint Eastwood dopo la convention repubblicana), fino a qualche mese fa, quando ancora Berlusconi era in sella, di sicuro sarebbe stata più prudente.
Più o meno alla stessa maniera è andata in Sicilia: Berlusconi aveva dato via libera a Miccichè come candidato del centrodestra, e i dirigenti siciliani del Pdl lo hanno affossato, incuranti della parola del Cavaliere. Lo stop and go ripetuto non giova certo al carisma del leader. E se Berlusconi non riesce in tempi brevi a riprendere il controllo della situazione, le divisioni nel Pdl sono destinate ad accentuarsi, insieme a spinte centrifughe che potrebbero vedere pezzi interi del partito spostarsi verso altre sponde, in vista delle elezioni. La spaccatura tra ex-Forza Italia ed ex-An negli ultimi tempi si è approfondita e La Russa ammette che nel caso in cui arrivi una nuova legge elettorale proporzionale la destra potrebbe essere tentata di presentarsi da sola. Ma anche all’interno dei berlusconiani la corrente moderata degli ex ministri e quella radicale incarnata dalla Santanchè sono sempre più lontane. Ognuno per conto proprio e tutti insieme si aspettano che domani Silvio batta un colpo.
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