
La Turchia inaugura la nuova stagione del velo libero nei luoghi pubblici fra le polemiche e come sempre con il Paese spaccato in due fra chi crede che si tratti di un provvedimento giusto e chi teme che sarà il primo passo verso un’islamizzazione più marcata. Il divieto, sancito da una sentenza della corte costituzionale nel 1989, era stato annullato dal premier islamico-moderato Recep Tayyip Erdogan la settimana scorsa, quando ha presentato il suo pacchetto per la democratizzazione del Paese. Erdogan aveva già provato a liberalizzare il velo islamico nelle università nel 2008, ma la sua legge, votata dal suo partito per la Giustizia e lo Sviluppo (Akp) e dai nazionalisti del Mhp era stata bocciata dalla Corte Costituzionale turca perché considerato pericoloso per le fondamenta dello Stato laico fondato da Mustafa Kemal Ataturk. Questa volta il premier che ha stravinto le elezioni del 2011, non ha incontrato ostacoli, se non le critiche dell’opposizione laica in parlamento. Stando al nuovo regolamento, quindi, le donne che portano ‘l velo non dovranno più scoprirsi ne l’accedere nei palazzi pubblici. Qu sto vale soprattutto per chi ci lavora, che fino a pochi giorni fa era tenuta a togliere il velo prima di sedersi alla scrivania. Dal provvedimento rimangono fuori i magistrati e gli ambienti dell’esercito, storici custodi dei fondamenti dello Stato laico, dove il «turban», il velo islamico della tradizione turca rimane strettamente proibito.
I quotidiani filo governativi esultano. Il giornale Star ha detto che con Erdogan è finita l’era dell’oscurità. Ma altri si preoccupano. Il premier rassicura: «Nessuno si intrometterà nello stile di vita della gente». Ma le uscite del primo ministro sul consumo di alcol e gli inviti alle donne di dare almeno tre figli non lasciano molte certezze a chi si preoccupa per la tenuta dei costumi laici nel Paese. Intanto la situazione è quella di una calma apparente. Lo stesso Erdogan, durante il tradizionale discorso del martedì davanti al suo gruppo parlamentare, ha chiesto alle impiegate statali velate di non accettare provocazioni e di non presentarsi sul posto di lavoro con indumenti che coprano tutto il volto, come il burqa, ma solo con il turban turco, che lascia scoperta l’intera faccia. La polemica è alta, anche per gli scandali che continuano a costellare la vita quotidiana e che attraggono sempre maggiori critiche contro l’esecutivo. L’ultimo riguarda la conduttrice televisiva Gozde Kansu, licenziata dall’emittente turca Atv dopo essere stata criticata dal vicepresidente dell’Akp, Huseyin Celik. Il deputato turco, infastidito dalla scollatura del vestito della Kansu, aveva dichiarato: «La conduttrice di un talk show televisivo indossava un vestito "non appropriato". Noi non interferiamo nella vita privata dì nessuno, ma questo è troppo. Non sarebbe accettabile neanche in altri Paesi del mondo». Sì tratta di una delle conduttrici più note del Paese.
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