
17/01/11
Corriere della Sera
Vent’anni fa si sparava per le strade di Bucarest, mentre il dittatore Nicolae Ceausescu fuggiva in elicottero. Oggi la Romania, pur con i suoi problemi, è un Paese membro della Nato e dell’Unione europea. Oggi si spara per le strade di Tunisi, mentre il presidente Ben Ali è fuggito su un jet privato. E domani? Quale sarà il posto della Tunisia e degli altri Paesi del Nordafrica?
Se la nazioni dell’Est hanno compiuto senza scosse la transizione dalla dittatura comunista alla democrazia occidentale è perché l’Europa, intesa come Unione politica, ha fornito loro un ancoraggio e una prospettiva. Chi si impegnava nella trasformazione dell’economia, nella costruzione di un sistema pluralistico, nella garanzia del diritto, aveva un traguardo: diventare socio del club dei Paesi più prosperi e civilizzati della Terra.
Ma che fa l’Europa per la sponda sud del Mediterraneo? Il bilancio non si presenta dei più brillanti. Per lungo tempo regimi corrotti e dispotici hanno goduto dell’appoggio occidentale in nome della «stabilità», mentre era proprio questo atteggiamento che finiva per dare forza alle sirene dell’estremismo islamico. Ora, di fronte a una crisi come quella tunisina, che ricorda da vicino le rivoluzioni anti-comuniste del 1989, la risposta è quanto meno afasica: l’Europa sembra essere presa in contropiede dalle istanze popolari, incapace di articolare una strategia di lungo respiro che vada al di là delle affermazioni retoriche. Ma il rischio concreto è che si inneschi un effetto domino non già virtuoso, come quello che portò alla fine delle «democrazie popolari», bensì distruttivo e caotico, con effetti destabilizzanti per tutto il Mediterraneo.
Willy Brandt, l’ex cancelliere socialdemocratico tedesco, all’indomani della caduta del Muro di Berlino, seppe trovare parole profetiche: «Jetzt wàchst zusammen, was zusammen gehort» (oggi cresce assieme, ciò che assieme appartiene). E aprì la strada alla riunificazione della Germania. Ci sarà oggi qualcuno che avrà il coraggio di pronunciare parole simili, di ricordare che le due sponde del Mediterraneo sono e saranno legate da un destino comune?
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