
21/03/11
Corriere della Sera
Di Pietro e la gestione «personale» del partito. Continua ad essere questo il motivo della diaspora che ha colpito negli ultimi tempi l'Italia dei valori: dopo Elio Veltri e Giulietto Chiesa, un'altra figura si scaglia contro un movimento «familiare, governato con pugno di ferro dall'ex pm e da una schiera di amiche e parenti di ogni ordine e grado». Nicola Tranfaglia, 72 anni, professore emerito di Storia dell'Europa e del Giornalismo, ha deciso di dire addio all'esperienza idv: «Mi ci sono avvicinato nel 2008 e per promuovere il partito e sostenerne le battaglie ho girato l'Italia in lungo e in largo. Purtroppo l'Idv ha criteri interni governo che nulla hanno a che fare con il merito individuale e la competenza». Di Pietro, spiega Tranfaglia, l'aveva nominato responsabile nazionale per la Cultura e oggi, nella decisione del suo addio, il professore rivendica un impegno - che lo ha portato a fondare per il partito una Scuola nazionale di formazione «di grande successo» - che però non ha impedito al leader, «senza nessuna spiegazione, di sospendere a tempo indeterminato il mio esiguo rimborso spese mensile, per improvvise difficoltà economiche». Questo l'ultimo colloquio con Di Pietro, riferito da Tranfaglia: «Mi disse che la cultura non era una priorità e che in quanto a strategia lui non aveva niente da imparare essendo l'unico insieme a Bossi, unica persona che stima in Parlamento, ad aver fondato un partito. Potete immaginare quello che ho pensato».
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