
Viale sull’ente finito nella bufera per i rimborsi “in famiglia” “Cerimonie e convegni non bastano a incidere sulla città”
Usa un’espressione presa a prestito dall’ex segretario del Pci, Enrico Berlinguer: «Penso che ormai la spinta propulsiva della Consulta per la laicità di Torino si sia esaurita». Così commenta Silvio Viale, storico esponente dei radicali torinesi. Quasi un epitaffio nel cuore delle baruffe che dividono gli ex componenti di una delle associazioni che più dovrebbero esprimere la tradizione culturale della città: «Mi rendo conto - ammette Viale - ma dobbiamo chiederci, al di là delle polemiche di questi giorni, se la Consulta assolva ancora il suo compito. Quando l’avevamo fondata pensavamo a un organismo che vigilasse sulle iniziative in città, che intervenissse nel dibattito pubblico, che desse una specie di bollino di laicità a questa o quella proposta. Non è più accaduto nulla di tutto ciò».
Constatazioni amare. Nella città che si prepara ad accogliere papa Francesco e ad assistere all’iniziativa ecumenica più clamorosa della sua storia - l’incontro tra il pontefice e i vertici della Chiesa valdese - sembrano essere le religioni a far crollare i muri. La tradizione laica nella città di Cavour sembra segnare un po’ il passo. Sul piano dei diritti civili il movimento gay (che pure partecipa alla Consulta) ha un portagonismo decisamente superiore. La Consulta, che ha al suo interno associazioni di peso come Cgil e Uil, non riesce più a incidere nella vita della città. Attacca Viale: «Per organizzare la giornata della laicità del XX Settembre non è necessario mettere in piedi una consulta. E per organizzare convegni tanto meno: sono decine le associazioni che organizzano iniziative a Torino. Se devo pensare a un tema come la presenza del Crocifisso in Sala Rossa e la discussione sulla sua opportunità, constato che su questo la Consulta non ha animato la discussione. È solo un esempio per far capire quanto poco incida ormai questa Consulta nel dibattito cittadino. Non è strano, quindi, chiedersi a che cosa possa ancora servire».
Giudizi drastici che spiegano però il clima in cui si sta consumando l’ultima guerra interna. Con l’ex segretaria, compagna dell’ex presidente e madre dell’unica dipendente, che accusa il revisore dei conti di aver patteggiato una condanna ad Aosta e i sostenitori del revisore che controbattono ricordando il patteggiamento dell’ex presidente in un’indagine su un’Asl della val di Susa. Tristezze. La sostanza è la sproporzione tra i finanziamenti ricevuti anche da enti pubblici e i risultati. Viale, che naturalmente è a sua volta parte in causa nel braccio di ferro, fornisce cifre impressionanti: «Il bilancio 2014 ha registrato entrate per 86mila euro. Di questi solo 5.800 arrivavano dalle quote delle associazioni». Dunque circa 80mila euro sarebbero piovuti da enti locali e fondazioni bancarie. Con quali ritorni dal punto di vista dell’attività svolta?
Che cosa succederà ora? «Diverse associazioni - dice Viale - sono uscite o stanno uscendo...».
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