
10/05/10
la Repubblica
Dare il tempo alle parole di posarsi. A quelle dette per spiegare la fine di un matrimonio e a quelle usate per raggiungere un difficile e delicato accordo economico tra posizioni fino a pochi giorni fa considerate inconciliabili.
Sabato pomeriggio il premier Silvio Berlusconi e la sua seconda moglie, Veronica Lario, si sono rivisti dopo quattro mesi davanti al giudice della nona sezione civile Gloria Servetti. Hanno parlato, risposto a domande, iniziato a cucire la trama di un armistizio che si traduce o meglio: si sta traducendo nella
definizione di un articolato assegno di mantenimento che dà il via libera alla firma per una separazione consensuale. E per cui mancherebbero, a sentire i bene informati, «solo dei dettagli tecnici».
Se ieri Veronica ha mantenuto il silenzio che si è imposta da mesi, anche Berlusconi ha trascorso una domenica senza impegni ufficiali. Ad Arcore, davanti alla tv per vedere il suo Milan con le figlie Barbara e Eleonora. Segnale questo, più di altri, di un momento di pace nella famiglia delle seconde nozze del premier. Che, a chi ci ha parlato ieri, avrebbe confidato: «Sono soddisfatto di come è andata», riferendosi al lungo incontro davanti al giudice, in quello stesso tribunale milanese che da anni accusa di perseguitarlo. Ma, sempre commentando la notizia finita su tutte le prime pagine, avrebbe anche aggiunto un liberatorio: «E’ un problema in meno». Per risolvere il "problema" la trattativa avrebbe raggiunto un paio di punti saldi. Villa Belvedere a Macherio, prima di tutto: luogo degli affetti (qui la Lario vive e qui tornano i tre figli della coppia in ogni momento libero), ma anche solido pezzo di patrimonio da incamerare, con il suo valore dichiarato di 78 milioni.
Berlusconi avrebbe accettato di lasciarla alla quasi ex moglie, e questo sarebbe stato, il primo punto d’intesa su cui si è costruita la trattativa. Allo stesso modo, avrebbe ritoccato al rialzo la cifra offerta come assegno di mantenimento alla Lario: non i 43 milioni annui della (presunta) richiesta iniziale, ma certo più dei circa 3 milioni e 600mila euro della prima offerta. In ogni caso sin da subito è stato chiaro che nessun accordo poteva essere raggiunto senza un impegno formale, da parte del premier, ad assicurare un equo trattamento ai figli di primo e secondo letto, con quote societarie e ruoli nella galassia berlusconiana parificati.
Non è ancora un accordo sottoscritto in via definitiva quello di sabato, perché per la firma della separazione dovrà comunque esserci almeno un’altra udienza. Ma un bel passo avanti, di quelli da far dire serenamente «Siamo usciti dal tribunale soddisfatti» a Nicoletta Ghedini, che con i fratelli Nicolò e Ippolita e con la collega Cristina Rossello forma l’agguerrito pool legale del presidente, con l’avvocato Cristina Morelli dall’altra parte.
E’ stato un incontro teso, quello tra i due coniugi (ironia della sorte, proprio nel giorno in cui a Milano si apriva la prima "fiera del divorzio" italiana), in cui tutti i presenti hanno cercato di rispettare il logico, ovvio dolore di una separazione con i panni lavati per strada, con accuse e conseguenze pesanti.
Sabato pomeriggio il premier Silvio Berlusconi e la sua seconda moglie, Veronica Lario, si sono rivisti dopo quattro mesi davanti al giudice della nona sezione civile Gloria Servetti. Hanno parlato, risposto a domande, iniziato a cucire la trama di un armistizio che si traduce o meglio: si sta traducendo nella
definizione di un articolato assegno di mantenimento che dà il via libera alla firma per una separazione consensuale. E per cui mancherebbero, a sentire i bene informati, «solo dei dettagli tecnici».
Se ieri Veronica ha mantenuto il silenzio che si è imposta da mesi, anche Berlusconi ha trascorso una domenica senza impegni ufficiali. Ad Arcore, davanti alla tv per vedere il suo Milan con le figlie Barbara e Eleonora. Segnale questo, più di altri, di un momento di pace nella famiglia delle seconde nozze del premier. Che, a chi ci ha parlato ieri, avrebbe confidato: «Sono soddisfatto di come è andata», riferendosi al lungo incontro davanti al giudice, in quello stesso tribunale milanese che da anni accusa di perseguitarlo. Ma, sempre commentando la notizia finita su tutte le prime pagine, avrebbe anche aggiunto un liberatorio: «E’ un problema in meno». Per risolvere il "problema" la trattativa avrebbe raggiunto un paio di punti saldi. Villa Belvedere a Macherio, prima di tutto: luogo degli affetti (qui la Lario vive e qui tornano i tre figli della coppia in ogni momento libero), ma anche solido pezzo di patrimonio da incamerare, con il suo valore dichiarato di 78 milioni.
Berlusconi avrebbe accettato di lasciarla alla quasi ex moglie, e questo sarebbe stato, il primo punto d’intesa su cui si è costruita la trattativa. Allo stesso modo, avrebbe ritoccato al rialzo la cifra offerta come assegno di mantenimento alla Lario: non i 43 milioni annui della (presunta) richiesta iniziale, ma certo più dei circa 3 milioni e 600mila euro della prima offerta. In ogni caso sin da subito è stato chiaro che nessun accordo poteva essere raggiunto senza un impegno formale, da parte del premier, ad assicurare un equo trattamento ai figli di primo e secondo letto, con quote societarie e ruoli nella galassia berlusconiana parificati.
Non è ancora un accordo sottoscritto in via definitiva quello di sabato, perché per la firma della separazione dovrà comunque esserci almeno un’altra udienza. Ma un bel passo avanti, di quelli da far dire serenamente «Siamo usciti dal tribunale soddisfatti» a Nicoletta Ghedini, che con i fratelli Nicolò e Ippolita e con la collega Cristina Rossello forma l’agguerrito pool legale del presidente, con l’avvocato Cristina Morelli dall’altra parte.
E’ stato un incontro teso, quello tra i due coniugi (ironia della sorte, proprio nel giorno in cui a Milano si apriva la prima "fiera del divorzio" italiana), in cui tutti i presenti hanno cercato di rispettare il logico, ovvio dolore di una separazione con i panni lavati per strada, con accuse e conseguenze pesanti.
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