
18/05/10
Liberal
È proprio tempo di spaccature in seno alla maggioranza. Dopo i ripetuti scontri tra Fini e Berlusconi culminati in una quasi apocalittica direzione Pdl trasmessa in diretta televisiva, adesso è l’asse Lega-Pdl a scricchiolare. A tenere banco già da diversi giorni è il duello, tutto interno al governo, tra il titolare del Viminale Roberto Maroni e il guardasigilli Alfano. Oggetto del contendere, il disegno di legge sulle carceri ribattezzato, proprio da Maroni, lo "svuota carceri". «Abbiamo una valutazione negativa sull’impatto che avrebbe il cosiddetto disegno di legge svuota-carceri, che consentirebbe ai detenuti di scontare l’ultimo anno di pena ai domiciliari», aveva detto solo dieci giorni fa Maroni, definendo il provvedimento all’esame della commissione Giustizia della Camera «peggio di un indulto, visto che gli effetti non sarebbero una tantum, ma varrebbero sempre».
Pronta era stata la replica del demiurgo del ddl, ovvero il Guardasigilli Angelino Alfano: «Macché indulto o amnistia, si tratta di misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza» sottolineava il ministro della Giustizia. «Com’è noto - era il punto del titolare del ministero di via Arenula non vogliamo svuotare le carceri e nessun detenuto sarà messo in libertà. Vogliamo realizzare 21.479 nuovi posti nelle carceri proprio perchè non intendiamo procedere a nuovi indulti o nuove amnistie». Il ministro leghista si era però talmente esposto nella sua contrarietà al provvedimento da guadagnarsi il plauso dell’Associazione nazionale funzionari di polizia: «Condividiamo le preoccupazioni espresse dal ministro dell’Interno Roberto Maroni a proposito degli effetti devastanti che provocherebbe il cosiddetto Ddl svuota-carceri se venisse approvato», dichiarava il segretario dell’associazione Enzo Marco Letizia. Ecco, dunque, che di li a due giorni lo "svuota-carceri", cambiava volto: il governo praticamente ha riscritto il testo in toto,
presentando tre emendamenti in commissione Giustizia alla Camera. Tra le novità principali del nuovo disegno di legge c’è lo stop all’automatismo - presente nel primo testo Alfano - per cui ai detenuti cui resta un anno di pena vengono concessi i domiciliari. A decidere se consentire la detenzione domiciliare sarà il magistrato di sorveglianza. «Si è migliorato di molto il provvedimento e sono state accolte molte richieste che avevo fatto. Spero che continui ad essere migliorato prima della sua approvazione definitiva» il commento di Maroni. «Avevo espresso preoccupazioni che non mi sono inventato io, ma mi sono state sottoposte dalle forze dell’ordine cui spetta il compito di controllare gli esiti del provvedimento. Quindi - ha concluso - sono soddisfatto». «Finalmente - ha aggiunto un altro leghista, Matteo Brigandì - non si parla più sic et simpliciter di prendere i detenuti e portarli a casa. Ora bisognerà fare i conti con l’oste e l’oste in questo caso sono i magistrati». Sul nuovo testo, tra l’altro, si vocifera che la Lega abbia trattato personalmente e senza interpellare il resto della maggioranza, con le opposizioni. Quanto meno con il Pd, che ha gradito non poco lo stralcio del ddl Alfano. «Per noi è un passo in avanti in termini di chiarezza» ha detto infatti la capogruppo dei democratici in commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti.
La Lega, inoltre, è riuscita a far stralciare un articolo molto caro al guardasigilli Alfano che prevedeva la sospensione della detenzione con la messa alla prova presso i servizi sociali. Lo stralcio è stato votato quasi all’unanimità dalla Commissione: contro si è espressa solo la deputata radicale eletta nel Pd Rita Bernardini, che ha perfino iniziato uno sciopero della fame per protesta contro il sovraffollamento delle carceri.
Fin qui i fatti dei giorni scorsi. A vederla così sembrerebbe l’ennesimo caso tra i tanti in cui il Carroccio è riuscito a dettare la propria linea alla maggioranza. Di un governo succube della Lega, infatti, abbiamo parlato più di una volta,tuttavia in questa occasione sembrerebbe, a sentire i rumors di palazzo, che la Lega si accinga a presentare degli ulteriori "paletti" al nuovo testo sulle carceri. In particolare si vocifera che uno dei punti su cui il Carroccio non sarebbe ancora soddisfatto è la questione del domicilio per gli scarcerati sotto tutela con un occhio rivolto in particolare agli extracomunitari che, per evidenti motivi, non avrebbero «un domicilio sicuro dove scontare la rimanenza della pena». In buona sostanza, la Lega vuole restringere ulteriormente la possibilità che si possano mettere in semi-libertà carcerati senza dimora certificata. Se le voci che ci giungono, quindi, sono esatte, siamo alla vigilia di uno scontro ancora
più aspro: a quanto si apprende il lato finiano del Pdl sarebbe pronto ad alzare le barricate contro questo ennesimo diktat dei leghisti e si appresterebbe a puntare i piedi spostando lo scontro in Consiglio dei ministri.
Pronta era stata la replica del demiurgo del ddl, ovvero il Guardasigilli Angelino Alfano: «Macché indulto o amnistia, si tratta di misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza» sottolineava il ministro della Giustizia. «Com’è noto - era il punto del titolare del ministero di via Arenula non vogliamo svuotare le carceri e nessun detenuto sarà messo in libertà. Vogliamo realizzare 21.479 nuovi posti nelle carceri proprio perchè non intendiamo procedere a nuovi indulti o nuove amnistie». Il ministro leghista si era però talmente esposto nella sua contrarietà al provvedimento da guadagnarsi il plauso dell’Associazione nazionale funzionari di polizia: «Condividiamo le preoccupazioni espresse dal ministro dell’Interno Roberto Maroni a proposito degli effetti devastanti che provocherebbe il cosiddetto Ddl svuota-carceri se venisse approvato», dichiarava il segretario dell’associazione Enzo Marco Letizia. Ecco, dunque, che di li a due giorni lo "svuota-carceri", cambiava volto: il governo praticamente ha riscritto il testo in toto,
presentando tre emendamenti in commissione Giustizia alla Camera. Tra le novità principali del nuovo disegno di legge c’è lo stop all’automatismo - presente nel primo testo Alfano - per cui ai detenuti cui resta un anno di pena vengono concessi i domiciliari. A decidere se consentire la detenzione domiciliare sarà il magistrato di sorveglianza. «Si è migliorato di molto il provvedimento e sono state accolte molte richieste che avevo fatto. Spero che continui ad essere migliorato prima della sua approvazione definitiva» il commento di Maroni. «Avevo espresso preoccupazioni che non mi sono inventato io, ma mi sono state sottoposte dalle forze dell’ordine cui spetta il compito di controllare gli esiti del provvedimento. Quindi - ha concluso - sono soddisfatto». «Finalmente - ha aggiunto un altro leghista, Matteo Brigandì - non si parla più sic et simpliciter di prendere i detenuti e portarli a casa. Ora bisognerà fare i conti con l’oste e l’oste in questo caso sono i magistrati». Sul nuovo testo, tra l’altro, si vocifera che la Lega abbia trattato personalmente e senza interpellare il resto della maggioranza, con le opposizioni. Quanto meno con il Pd, che ha gradito non poco lo stralcio del ddl Alfano. «Per noi è un passo in avanti in termini di chiarezza» ha detto infatti la capogruppo dei democratici in commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti.
La Lega, inoltre, è riuscita a far stralciare un articolo molto caro al guardasigilli Alfano che prevedeva la sospensione della detenzione con la messa alla prova presso i servizi sociali. Lo stralcio è stato votato quasi all’unanimità dalla Commissione: contro si è espressa solo la deputata radicale eletta nel Pd Rita Bernardini, che ha perfino iniziato uno sciopero della fame per protesta contro il sovraffollamento delle carceri.
Fin qui i fatti dei giorni scorsi. A vederla così sembrerebbe l’ennesimo caso tra i tanti in cui il Carroccio è riuscito a dettare la propria linea alla maggioranza. Di un governo succube della Lega, infatti, abbiamo parlato più di una volta,tuttavia in questa occasione sembrerebbe, a sentire i rumors di palazzo, che la Lega si accinga a presentare degli ulteriori "paletti" al nuovo testo sulle carceri. In particolare si vocifera che uno dei punti su cui il Carroccio non sarebbe ancora soddisfatto è la questione del domicilio per gli scarcerati sotto tutela con un occhio rivolto in particolare agli extracomunitari che, per evidenti motivi, non avrebbero «un domicilio sicuro dove scontare la rimanenza della pena». In buona sostanza, la Lega vuole restringere ulteriormente la possibilità che si possano mettere in semi-libertà carcerati senza dimora certificata. Se le voci che ci giungono, quindi, sono esatte, siamo alla vigilia di uno scontro ancora
più aspro: a quanto si apprende il lato finiano del Pdl sarebbe pronto ad alzare le barricate contro questo ennesimo diktat dei leghisti e si appresterebbe a puntare i piedi spostando lo scontro in Consiglio dei ministri.
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