
È tornato, e non ha cambiato stile. Non che nel frattempo si fosse formato un movimento d'opinione per invocare il ritorno di Daniele Capezzone con le sue dichiarazioni quotidiane sulle agenzie e i telegiornali, ma sta di fatto che ci risiamo. Ha ricominciato in sordina, con temi non particolarmente scottanti e divisivi. L'ultimo della serie è stato il ricordo di Lucio Dalla. Ma ieri, sul tema della riforma del welfare, già intimava al Partito democratico - per interposta Rosy Bindi - di decidere se schierarsi con il professar Pietro Ichino o con la Fiom. Una secca alternativa, con il tono di uno che se non ottiene una pronta e soddisfacente risposta è pronto a sottoporre a una seduta di "water-boarding" il malcapitato, ove esitasse. Naturalmente nessuno lo prende sul serio perché anche un bambino capisce che la questione è più complicata di una alternativa secca. Si può ritenere che la posizione della Cgil di Susanna Camusso sia troppo conservatrice senza per questo sposare in toto le tesi del professore. O, di converso, condividere la soluzione del senatore Ichino eppure pensare necessario un supplemento di persuasione verso il più importante sindacato. E così via.
Invece Daniele Capezzone, e altri come lui, pensano sia necessario dare vita sempre e comunque a un iper-semplificato sondaggio mediatico quotidiano, per di più truccato, che pretendono chiamare democrazia. Mentre, al massimo, è "Porta a Porta".
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