
Quando il segretario Mario Staderini apre la conferenza stampa annunciando grandi novità, la vicepresidente del senato prende di corsa il microfono. La premessa è la peste del degrado nazionale, la conseguenza è la malagiustizia e il malostatodidiritto nelle regioni che persino cambiano le leggi elettorali in corsa; per i radicali la competizione è «un impegno estremo e disperato» già dalle firme da raccogliere «legalmente», come fanno loro e non gli altri, le liste Bonino-Pannella saranno chiuse nel week end dal comitato dei radicali italiani. Ma insomma la notizia è: «Sarò governatrice nel Lazio, in Toscana Oliviero Toscani», «di fronte al patetico dibattito ai vertici sulle candidature e sulle alleanze, abbiamo voluto fare una scelta di chiarezza e andare da soli». Torna «Emma for president ma stavolta è for governatrice», come dice nell`affettuosa post-fazione che Marco Pannella le fa nella sala di Torre Argentina. Parte da sola, ma non ci resterà a lungo: i radicali hanno chiesto a verdi e socialisti di fare una coalizione, fin qui niente ma una delle prime reazioni è il sì di Angelo Bonelli. Intanto i telefoni dei capataz Pd si scaldano, Bonino ha chiesto appoggio al Pd ma non con il cappello in mano: a questo giro per il partito di Bersani, spiega, «è un`opportunità». A ottobre, all`indomani dello scandalo Marrazzo, l`idea della candidatura dell`esponente radicale era nata nell`ufficio di Goffredo Bettini: era già chiaro tutto, la candidata Pdl Polverini, l`impasse Pd, l`Udc che andava a destra. Ma dal Pd «non si è sentito nessuno» né allora né mai, racconta Bonino, «e ora ci chiediamo dove siano spariti». La cosa sembrò morire lì. Le liste Bonino-Pannella si presentano alle regionali, e come altri militanti di peso Emma aveva dato al partito la sua generica disponibilità a candidarsi nella Lombardia e nel Lazio. Domenica pomeriggio, nel corso del consueto Pannella-Bordin show alla radio Radicale, Pannella butta là l`ipotesi di Bonino candidata nel Lazio per conto dei soli radicali. Una notizia? No, noi le notizie le decidiamo insieme, risponde male Pannella. Una provocazione. Ma mica uno scherzo: su facebook il nome di Emma circola, i militanti Pd la stimano. E quanto ai democratici, nel Lazio la scelta del candidato è allo stallo più totale. La mattina del lunedì, di nuovo dalla radio, Emma Bonino mezzo smentisce, «non mi ha cercato nessuno», ma sta ancora parlando dei dirigenti Pd. La sera - racconta - però ci ripensa meglio, «la pateticità della situazione delle regionali è tale che mi sono detta: io me la sento, sono pronta a rivolgermi a coloro che credono in un`alternativa liberale, siano di destra o di sinistra» li invito a «credere nella loro forza, non deprimersi e non demoralizzarsi». Alla notizia, Il Pd - laziale e nazionale - è mezzo tramortito. Emma prende i voti a destra, come si dice negli ambienti democratici - e come testimonia uno studio dell`istituto Cattaneo che i radicali recitano come una litania - ma anche e soprattutto a sinistra. Qualcuno dice esplicitamente sì, come l`ex assessore Giovanni Hermanini: «Una boccata di aria fresca per chi ancora creda con spirito di servizio nel valore della politica». Da giorni il senatore Lucio D`Ubaldo, democristianone laziale, predica che «dovremmo tutti sostenere Emma». Ma le parole aperte sono niente rispetto al putiferio che ieri si è scatenato a Sant`Andrea delle Fratte: il Pd può devolvere i suoi voti a Bonino, ma a che prezzo: perdere tutto, mostrare la verità e cioè che tre mesi di trattative e balletti e sabbie mobili non hanno prodotto uno straccio di candidato. La `base` chiede le primarie. La sinistra, che pure le preparava, si dichiara cautamente disponibile a convergere («La via delle primarie resta la miglior possibilità per coinvolgere gli elettori», però Bonino «una volta aperto il confronto sui programmi, può essere un`occasioni possibile»). Bersani corre ai ripari e affida a Zingaretti un «mandato esplorativo». Ma non come quello di Francesco Boccia in Puglia: a chiarirlo è lo stesso presidente della provincia, che ringrazia il leader «per la fiducia» e puntualizza anche troppo che il suo è solo «un ruolo terzo di mera esplorazione» per verificare «candidature autorevoli, anche all`esterno, per costruire una coalizione larga capace di vincere». Insomma, ci metterà poco, giusto il tempo di verificare che con l`Udc non c`è speranza. E portare a Bersani, al vertice di domani, il suggerimento che Bonino è la soluzione migliore, visto a che punto si è trascinata la situazione interna. Ma è un`idea pazza, Bonino scelta così, senza condizioni, è un suicidio per il Pd. E le primarie? Le primarie pazienza, a domanda Bonino ormai ride «Se le facciano loro, io mica sono del Pd, sono orgogliosamente radicale».
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