
17/01/11
L'Unità
«Gran Torino. Piero Fassino sindaco». Lo slogan, su campo giallo e blu, richiama i colori della città ed è stato ideato da Antonio Romano. E «Gran Torino», in parte ispirato al celebre film di Clint Eastwood e in parte alla altrettanto famosa automibile prodotta negli Usa negli anni ‘60-70, è stato anche il leit motiv della manifestazione di ieri in un luogo simbolo di Torino, la grande Sala Gialla del Lingotto, che ha richiamato oltre un migliaio di persone, tra quelle che sono riuscite a entrare in sala e quelle che hanno dovuto accontentarsi dei video posizionati all’esterno.
Piero Fassino ha aperto così la campagna per candidarsi a sindaco di Torino, con una convention in grande, dalla quale arriva subito un messaggio chiaro, sulla rilevanza politica che avranno le elezioni comunali di primavera. Nella sala gremita all’inverosimile, il giorno dopo il referendum sull’accordo di Mirafiori, Fassino raccoglie un parterre di gran rilievo, a cominciare dal presidente del Gruppo L’Espresso, Carlo De Benedetti, di cui incassa l’appoggio: «Piero Fassino mi è stato antagonista per molto tempo quando ero presidente della Confindustria di questa città e ha sempre avuto rispetto e consapevolezza dei ruoli», ricorda l’ingegnere, che al Lingotto annuncia: «sono qui per testimoniare, proprio in base alla mia amicizia di 35 anni, che Fassino potrà essere un grande sindaco di Torino». In sala ci sono anche l’ex ad di Fiat, Paolo Cantarella, il presidente della Compagnia SanPaolo, Angelo Benessia, il consigliere d’amministrazione di Iren, Enrico Salza, il sindaco uscente Sergio Chiamparino, l’ex sindaco Valentino Castellani, Mercedes Bresso, Cesare Damiano, Luciano Violante, e decine di sindacalisti, intellettuali, rappresentanti del mondo cattolico e studentesco, e tanta gente comune. E sono proprio i volti della società civile - fra i quali una precaria, un operaio di Mirafiori, una lavoratrice dell’Alenia Thales, una donna della Costa d’Avorio, un commercialista, un insegnante - a diventare protagonisti, attraverso gli interventi che vengono proiettati in video.
A fare gli onori di casa, Sergio Chiamparino, che presenta Fassino come la persona che gli ha insegnato che «fare politica vuol dire sbattersi dal mattino alla sera», che «invece di stare a Roma tranquillo, si è messo in gioco per la sua città e per questo prevede - vincerà». Forte delle 1.200 firme raccolte tra gli iscritti per partecipare alle primarie del Pd (il regolamento ne prevede 700), commosso dal calore della sua città natale, Fassino interviene per ultimo. E spiega di essere sceso in campo «per mettere a disposizione della città la sua esperienza politica internazionale e nazionale». Dice più volte che «il prossimo voto amministrativo avrà un forte rilievo politico. Perché la sfida per guidare Torino non ha una valenza solo locale» dice, ricordando che le giunte guidate da Chiamparino e Castellani, vengono additate in Italia come un esempio di buon governo. Dunque, «Non è vero che il centrosinistra ha perso appeal nelle città del Nord», anzi «si candida a rappresentare le istanze del Nord industriale e produttivo per uscire dalla crisi» e il suo programma, assicura, resta un working in progress con la città, incentrato su tre parole: innovazione («perché Torino è stata grande nella storia tutte le volte che ha scommesso su di sé»), fraternità («ovvero inclusione, integrazione») e accoglienza («perché una città dove è bello vivere rende più felice e attrae investitori, ricercatori, turisti»). La sua squadra sarà composta soprattutto da giovani, annuncia l’ex segretario dei Ds, ma le alleanze si vedranno dopo («a partire dai moderati»). Quattro candidati alle primarie Pd «sono una ricchezza», dice comunque Fassino, che conclude la convention sulle note della canzone di Ligabue, «Il meglio deve ancora venire». Un lancio in grande stile, a poco meno di un mese dal giorno in cui ha sciolto le riserve sulla sua candidatura, annunciata il 18 dicembre scorso dopo settimane di confronto all’interno del Pd, con il quale corrono pure Giorgio Ardito, Davide Ganglio e Roberto Placido. Nomi ai quali ieri si è aggiunto il presidente dei radicali italiani, Silvio Viale.
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