
Il professore D'Agostino, intervenendo ieri sull'Avvenire, replica al direttore di questo giornale sul tema dei "principi non negoziabili". In realtà già il titolo del commento porta il lettore fuori strada: «L 'eutanasia è solo disumana».
Ma Macaluso non poneva la questione dell'eutanasia sostenendo che, il più tardi possibile, non avrebbe voluto che la sua sopravvivenza fosse affidata ad una macchina piuttosto che alla sua coscienza vigile e pretendeva che la sua volontà fosse rispettata. Questo è il terna del cosiddetto "testamento biologico'', non c 'entra con l'eutanasia. Ma, replica il professore nell'articolo di ieri, «Siamo tutti d'accordo che un malato pienamente capace e pienamente informato abbia tutto il diritto (tranne i rari casi previsti dalla legge) possa sottrarsi anche alle terapie salvavita».
Sicuro? Il sondino per l'alimentazione forzata è «un raro caso per la tutela della salute pubblica»? O forse il problema - esploso con la vicenda del radicale Piero Welby e drammatizzato dal povero corpo non più consapevole di Eleonora Englaro che doveva "vivere" per confermare le teorie bioetiche del professore e quelle politiche del senatore Quagliariello - non è ancora una volta quello del divorzio e dell'aborto? Nessuno vuole imporre al professor D'Agostino di tradire principi per lui non negoziabili, ma nessuno può imporci i suoi. Tutto qui.
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