
15/09/10
la Voce Repubblicana
Il tesoretto scomodo di Pierluigi Bersani. A sinistra della sinistra del Partito democratico ci sarebbe un piccolo patrimonio elettorale valutabile attorno al 5 per cento, che potrebbe rendere più difficile un successo elettorale del Nuovo Ulivo. Un'area non soltanto comunista, che guarda oltre l'alleanza democratica che dovrebbe raccogliere Bersani, Di Pietro, Vendola, Ferrero, radicali, socialisti, Verdi e guardare anche a Casini. Si tratta di un'area composita a partire dal MoVimento 5 stelle di Beppe Grillo, che nei sondaggi è dato al 3,6%, ma che già nelle ultime regionali, dove si è presentato, ha dato non poco fastidio anche al Pd, a partire dal Piemonte. Regione nella quale questa forza politica ha contribuito alla sconfitta del centrosinistra. Grillo ha saputo rappresentare un elettorato in libera uscita dalle organizzazioni della sinistra, parte dei movimenti diffusi nel paese come il NoTav o quello per l'acqua pubblica. E cavalca il rifiuto della politica, in sintonia con la crisi delle ideologie e gli arretramenti significativi muti dal movimento operaio: tutto questo all'incirca in seguito alla globalizzazione.
Ma oltre a Grillo ci sono anche le fonazioni trotzkiste di Sinistra critica (0,46 % alle politiche del 2008) dell'ex senatore ribelle al governo Prodi. Franco Turigliatto, e il Partito comunista dei lavoratori (0,57 alle politiche e 0,54 alle ultime europee) di Marco Ferrando. Circa lo 0,33% ottenne alle politiche la lista "Per il bene comune", mentre altre organizzazioni troizkiste come la Rete dei comunisti si stanno mettendo in movimento, al pari di Sinistra popolare, promossa dall'ex parlamentare ed esponente Pdci, Marco Rizzo, che terrà il suo primo congresso nazionale il 6 e 7 novembre.
Flavia D'Angeli, portavoce di Sinistra critica ed ex candidata premier, spiega al ilMegafonoquotidiano.it: "Vogliamo una sinistra di classe in grado di rappresentare un'alta opzione rispetto al Pd e al centrosinistra" e propone quattro coordinate per costruire una simile prospettiva: "l'estremità dalla coalizione 'democratica' a egemonia Pd; un programma radicale di uscita dalla crisi; tura soluzione politica innovativa e priva di residualismo; la capacità di attrazione di movimenti sociali".
Da piccolo tesoretto, questa realtà politica composita si potrebbe trasformare nella Caporetto del centrosinistra. Queste forze politiche più o meno grandi non riuscirebbero ad omogeneizzarsi in una coalizione cori il Partito democratico. Men che meno riuscirebbero a farlo tra di loro, viste alcune significative profonde diversità. Insomma, queste forze rappresentano un insieme di problemi che la sinistra ha lasciato del tutto irrisolti per dirigere le proprie iniziative verso la conquista del potere. Siamo convinti che il Pd e i suoi presunti alleati non siano in grado di catturare queste istanze: difficile che siano in grado di risolvere qualche problema che questi soggetti pongono (e nel modo in cui lo pongono). Ecco perché la genesi del futuro della sinistra parte anche da qui.
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