
«Dal 2001 al 2010, mentre il Pil procapite degli italiani precipitava in termini reali del 5%, la "dotazione" annuale di pubblico denaro della Camera aumentava, sempre in valore reale, del 31,5%, passando da 754,9 a 992,8 milioni. Mentre quella del Senato schizzava all'insù addirittura del 53,3%, crescendo dall'equivalente di 343,8 milioni attuali a 527. Impennate mostruose. E parliamo della "dotazione", cioè della somma che Montecitorio e Palazzo Madama chiedono ogni anno al Tesoro per il proprio funzionamento. Ma le "spese correnti" [...] sono cresciute ancora di più. Alla Camera da poco meno di 75Q a un miliardo e 59 milioni di euro, con un aumento del 41,28%. Al Senato da 349 a 574 milioni, con un balzo assolutamente stratosferico del 65%, [...]
In questi anni, dicono i bilanci, sono stati fatti tagli durissimi. Del 50,5% nell'ultimo decennio (salvo un reintegro mesi fa del Fondo unico per lo spettacolo dovuto alla cocciutaggine di Giancarlo Galan) sono stati tagliati i beni culturali. Del 91% dal 2009 al 2012 il Fondo nazionale per le politiche sociali. Del 74% dal 2010 al 2011 il Fondo contributi affitti alle famiglie povere. Quanto hanno tagliato, parallelamente, le Camere? Quest'anno, mentre veniva deciso di rimandare di due anni il pagamento delle liquidazioni ai dipendenti pubblici, Montecitorio ha approvato il bilancio dando alle spese correnti una limatina dello 0,71%. Palazzo Madama dello 0,34%.
Nello stesso tempo, a dispetto delle vacche magre, il Parlamento vedeva crescere ulteriormente i propri "tesoretti". Che sono due. Il primo si chiama "Fondo di solidarietà" e, come hanno spiegato i questori della Camera in una lettera ai Radicali, che l'hanno pubblicata sulla pagina "Parlamento Wikileaks" del loro sito, "persegue il principale scopo di provvedere all'erogazione dell'assegno di fine mandato ai deputati". Insomma, le liquidazioni. Sulle quali gli onorevoli non vogliono proprio correre alcun rischio: basterebbero 40 milioni, a coprire le "buonuscite". Ne hanno accantonati 218. Tutti soldi messi a frutto in "Pronti contro termihe", in Bot, in gestioni patrimoniali. Oppure semplicemente depositati in banca: al 31 dicembre del 2010 le "giacenze liquide in c/c bancario", come ci informa il bilancio, ammontavano a 129 milioni 586.500 curo e 67 centesimi. Come si è formatq tutto questo grasso? Il "Fondo di solidarietà", che esiste solo a Montecitorio e non a Palazzo Madama (prova provata che non è affatto indispensabile) fu creato nel 1994 ed è alimentato con trattenute alle indennità degli onorevoli. Direte: ma se è loro perché dovrebbero privarsene? Si potrebbe rispondere: perché siamo in crisi, quei soldi loro li tengono in banca e finora la politica non ha tirato minimamente la cinghia. E tanto basterebbe. A maggior ragione perché l'indennità viene pagata con denari pubblici. Ma non è tutto: il Fondo ha raggiunto le abnormi proporzioni attuali grazie ai cospicui contributi versati negli anni passati non personalmente dagli onorevoli, ma dalla Camera. Nel periodo compreso fra il 1995 e il 2000, ad esempio, l'amministrazione di Montecitorio ha pompato nel Fondo destinato alle liquidazioni dei parlamentari più di 175 miliardi di vecchie lire, equivalenti a 118 milioni e mezzo di euro attuali. Un capitale moltiplicatosi a dismisura in tre lustri di investimenti finanziari, e che oggi, nonostante i tassi sottoterra, cresce al ritmo di almeno tre milioni l'anno. [...] Poi c'è il secondo "tesoretto". Il "Fondo cassa iniziale". Costituito dalla somma di tutti gli avanzi di bilancio realizzati negli anni. Spieghiamo: i preventivi di Camera e Senato sono sempre un po' "gonfiati», nel senso che quando il 31 dicembre vengono tirate le somme si scopre che il denaro a disposizione non è stato speso proprio tutto. Resta sempre qualcosina in banca. E anno dopo anno la somma è diventata enorme: 169.950.583 euro e 60 cent per Palazzo Madama e 369.080.255 euro e 60 cent per Montecitorio.
Totale al primo gennaio del 2011: 539 milioni e passa. Che aggiunti a quelli dei "Fondo di solidarietà" della Camera fanno 719 milioni di euro».
(Gian Antonio Stella, Sergio Rizzo, Corriere della Sera 23/9)
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