
04/04/11
La Gazzetta del Mezzogiorno
Sono gravi le condizioni di salute del giovane detenuto che, mercoledì scorso, ha tentato il suicidio nel carcere di Bari. L'uomo aveva tentato di impiccarsi nella sua cella con un lenzuolo attaccato al letto a castello. A seguire la vicenda è «l'Osservatorio permanente sulle morti in carcere» costituito da «Radicali Italiani», dalle associazioni «Il Detenuto Ignoto», «Antigone», «A Buon Diritto» e dalle redazioni «Radiocarcere» e «Ristretti Orizzonti».
A rendere noto il tentativo di suicidio, cui, 48 ore dopo, ne è seguito un altro, l'Osapp, il sindacato degli agenti di polizia penitenziaria. Il giovane, secondo quanto rende noto l'Osservatorio, è tenuto in vita dalle macchine: C. S., 22 anni, di Manduria (Taranto), è ricoverato nella rianimazione del policlinico. Secondo quanto fanno sapere i suoi familiari, soffriva da tempo di crisi depressive. Il suo avvocato, Tania Rizzo, del foro di Lecce, lo aveva visto l'ultima volta una ventina di giorni fa nel corso di un'udienza che lo riguardava a Manduria.
«In quell'occasione - racconta l'avvocatessa - era visibilmente agitato, nervoso e scostante». I familiari che vivono a Manduria si sarebbero già rivolti ad un proprio legale di fiducia per capire le cause del gesto e soprattutto per scoprire eventuali responsabilità.
Il giovane era detenuto per furto, ma era anche parte civile nel processo in corso davanti al Tribunale di Lecce contro nove poliziotti del carcere minorile, che sono accusati di aver compiuto violenze sui detenuti tra il 2003 e il 2005. Il detenuto, all'epoca 16enne, sarebbe stato vittima, assieme ad altri ragazzi, di presunte sevizie.
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